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Individuo e forme di alienazione

In che modo un individuo può arrivare a manifestare quei tipici comportamenti e forme di pensiero definibili come alienati e che danno forma all’esperienza psicotica? Ronald Laing è lo psichiatra inglese che meglio di chiunque altro è riuscito a descrivere le basi fenomenologiche-esistenziali di questo tipo di esperienza. Ronald Laing, L’Io diviso. Einaudi

Un uomo può avere il senso della sua presenza nel mondo come persona reale, viva, intera e, in senso temporale, continua. Come tale vive nel mondo e ne fa parte, e incontra gli altri; e sia questi che quello vengono vissuti come altrettanto reali, vivi, interi e continui. Questa persona, fondamentalmente sicura in senso ontologico è in grado di affrontare la vita e le sue difficoltà di ordine sociale, etico, spirituale e biologico, armata di questo suo senso, solido e centrale, della realtà e della identità di se stessa e degli altri. Ed è spesso difficile, per una persona con un tale senso della sua identità personale, col senso della permanenza e della interezza di sé e delle cose, col senso della stabilità e della sostanzialità dei processi naturali; è spesso difficile per una persona così trasporsi nel mondo di un individuo, nella cui esperienza manchi invece completamente ogni certezza al di là del dubbio, ogni certezza di per sé evidente. Il nostro studio riguarda le cose che succedono quando vi è un’assenza o un difetto delle certezze derivanti da una condizione esistenziale che ora possiamo chiamare sicurezza ontologica primaria, e quando al loro posto vi sono ansietà e pericoli che, come qui suggerisco, provengono soltanto da una insicurezza ontologica primaria, riguarda infine i tentativi, conseguenti a questa condizione, di affrontare quelle ansietà e quei pericoli. (…) Se l’ individuo non è in grado di accettare come cose naturali la realtà, l’autonomia, l’identità, l’essere vivo suo e degli altri, deve continuamente inventare dei modi per cercare di essere reale, di mantenersi vivo o di mantenere vivi gli altri, di conservare la sua identità; deve lavorare continuamente per impedire (come egli stesso dirà) a se stesso di perdersi. Tutti gli eventi che per la maggior parte di noi sono cose di tutti giorni, che non si notano o si notano appena perché non hanno nessun significato speciale, diventano invece per lui profondamente significativi, almeno nella misura in cui contribuiscono al sostegno del suo essere, o per contro lo minacciano col pericolo di non essere.

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Psicologia : controllo o conoscenza?

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La psicologia deve svilupparsi nella direzione di favorire i processi della trasformazione umana e del cambiamento dell’individuo. Se la psicologia resta compromessa nel determinare l’ordine sociale o nel ridurre l’alienazione, potrà rimediare a questa o quella deficienza, ma rappresenterà soltanto un altro strumento per rendere l’uomo più automatizzato e più adatto a una società alienata.
Erich Fromm, Il bisogno di credere. Mondadori

La crescente popolarità di cui gode ai giorni nostri la psicologia è accolta da molti come un segno promettente del nostro avvicinarci alla realizzazione della massima delfica «Conosci te stesso». Indubbiamente questa interpretazione non è priva di fondamento. (…)James e Freud erano profondamente radicati in questa tradizione e senza dubbio hanno contribuito a trasmettere tale aspetto positivo della psicologia all’epoca attuale. Il che non deve indurci a ignorare altri aspetti dell’interesse contemporaneo per la psicologia che sono invece pericolosi e nocivi allo sviluppo spirituale dell’uomo. É appunto di tali aspetti che ci occupiamo in questo saggio.
La conoscenza psicologica ha assunto una funzione particolare nella società capitalistica, una funzione e un significato ben diversi da quelli sottintesi dal «Conosci te stesso». La società capitalistica è incentrata sul mercato (il mercato dei prodotti e il mercato del lavoro) dove si scambiano liberamente beni e servizi, senza tener conto dei criteri tradizionali e senza ricorrere alla violenza o alla frode. Invece, per il venditore assume importanza decisiva la conoscenza del cliente. Se questo era vero anche cinquanta o cento anni fa, negli ultimi decenni la conoscenza del cliente è diventata cento volte più importante. Con la crescente concentrazione delle imprese e del capitale, conta sempre di più sapere in anticipo quali saranno i desideri del consumatore, non solo per conoscerli ma anche per influenzarli e manipolarli. L’investimento di capitale sulla scala delle gigantesche imprese moderne non si fa più «a naso», ma dopo attento studio e manipolazione del cliente. E oltre alla conoscenza del consumatore («psicologia di mercato») si è aperto un nuovo campo della psicologia, basato sul desiderio di capire e manipolare l’operaio e l’impiegato. Il nuovo campo si chiama «relazioni umane». É questa una conseguenza logica del mutato rapporto tra capitale e lavoro. Al posto dello sfruttamento nudo e crudo si è venuta affermando una sorta di collaborazione fra i colossi padronali e la burocrazia sindacale, giunti entrambi alla conclusione che alla lunga è più utile giungere al compromesso che combattersi.

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Fuga : i meccanismi dell’alienazione

La fuga è identificata da Erich Fromm come il meccanismo con cui l’uomo moderno cerca di ritrovare la propria sicurezza in un mondo – quello contemporaneo – che solo in apparenza ci offre libertà e indipendenza.
Erich Fromm, Fuga dalla libertà. Mondadori

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La psicanalisi, pur non soddisfacendo del tutto quello che per molti anni è stato l’ideale della psicologia accademica, cioè l’approssimazione ai metodi sperimentali delle scienze naturali, è tuttavia un metodo del tutto empirico, fondato su un’osservazione accuratissima dei pensieri, dei sogni e delle fantasie del paziente, esposti senza censura. Solo una psicologia che si serva del concetto di forze inconsce può penetrare le fuorvianti razionalizzazioni a cui ci troviamo di fronte nell’analizzare un individuo o una civiltà. Molti problemi apparentemente insolubili scompaiono subito allorché decidiamo di abbandonare l’idea che i moventi, dai quali le persone credono di essere mosse, sono necessariamente quelli che davvero le spingono ad agire, sentire e pensare come effettivamente fanno. (…)
Il termine normale o sano si può definire in due modi. In primo luogo, dal punto di vista di una società in pieno funzionamento. Si può designare normale o sana la persona capace di svolgere il ruolo sociale che è tenuta ad assumere in quella determinata società. Più concretamente, ciò significa che è in grado di lavorare nel modo richiesto in quella particolare società, e inoltre che è in grado di partecipare alla riproduzione della società, ossia che può allevare dei figli. In secondo luogo, dal punto di vista dell’individuo consideriamo sanità o normalità l’optimum dello sviluppo e della felicità del singolo. Se la struttura di una determinata società fosse tale da offrire la massima possibilità di felicità individuale, i due punti di vista coinciderebbero. Questo però non è il caso della maggior parte delle società che conosciamo, inclusa la nostra.

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