La psicoterapia è un processo estremamente concreto che può fornire un aiuto a vivere sentendoci in contatto con noi stessi nella complessità della società attuale. Essa non è quindi la panacea in grado di risolvere tutti i nostri mali e di portarci ad una condizione di beatitudine. La psicoterapia è, come suggerisce Alexander Lowen, un modo per ricomporre il puzzle della nostra vita per ritrovare noi stessi proiettandoci verso il futuro.
“Nel processo terapeutico giriamo senza fine intorno al ciclo della vita dell’individuo, dal passato al presente e di nuovo al passato. Ogni circuito svela i ricordi del paziente e i suoi sentimenti su persone e avvenimenti del suo passato e li collega al comportamento e alla situazione attuale. Quando si completa un circuito, il risultato è una maggiore consapevolezza delle sensazioni più profonde e un livello di energia più alto e si è pronti a intraprendere un altro circuito con più energia e con una consapevolezza maggiore. Questi cerchi che si allargano gradatamente rappresentano la crescita della personalità attraverso l’espansione dell’essere. Ma il processo non termina mai: è impossibile analizzare tutti i problemi o risolvere tutte le tensioni. Le ferite provocate dai traumi della nostra vita possono guarire, ma le cicatrici rimangono. Non possiamo ritornare al nostro stato originario di innocenza. Ci sarà sempre qualche limitazione al nostro essere. L’essere umano è un animale imperfetto e un dio inferiore. (… )C’è un altro modo di considerare il processo terapeutico – come se fosse un tentativo di risolvere un puzzle. Noi terapeuti cerchiamo di aiutare il paziente a dare senso alla sua vita e a vederla nel suo insieme. Ho detto prima che la terapia è un viaggio alla scoperta di sé. Come in un puzzle, all’inizio non abbiamo tutti i pezzi, ma, con il progresso della terapia, vengono alla luce ricordi sempre più numerosi. Ogni volta che una parte di informazione si adatta e si congiunge ai pezzi vicini, l ‘immagine diventa più chiara, e il paziente riesce a vedere più profondamente dentro di sé; comincia a conoscersi. Anche se il puzzle non è mai completamente concluso, l’immagine diventa più chiara e la terapia progredisce.”
COMMENTO – La psicoterapia aiuta le persone che vi si rivolgono. Questo è un dato di fatto accertato da molti studi. Ma qual è, con onestà, il tipo di sostegno che la psicoterapia riesce a dare. Alexander Lowe psicoterapeuta e fondatore dell’approccio bioenergetico, prova a rispondere a tale quesito con la solita “concretezza” e lucidità che contraddistingue il suo pensiero. Quando si dice che dovrebbe fornire un aiuto concreto vuol dire che essa non porterà la persona né in paradiso, né la innalzerà ad uno stato di trascendenza; tantomeno libera gli individui da ogni forma di rimozione o inibizione. Come sostiene Alexander Lowen: “la terapia non è una panacea per le malattie umane ; non è la risposta al dilemma umano.” Bisogna partire dalla semplice constatazione che al giorno d’oggi gran parte della gente ha un gran bisogno di un aiuto per vivere la propria esistenza con un minimo di facilità e di piacere. Questa situazione è la diretta conseguenza del modo in cui è strutturata la cultura attuale: più una società diventa industrializzata e complessa, più problematiche diventano le condizioni di vita delle persone al suo interno. Inoltre, nel momento in cui per aspetti di sviluppo della cultura stessa, vengono a indebolirsi quei processi educativi e di supporto sociale tipici di società meno complesse ma più “umanizzate”, accade che gli individui abbiamo sempre più la necessità di un aiuto per affrontare la vita. Come giustamente nota Lowen: !a psicoterapia è un complemento necessario alla vita moderna, come, sembra, lo sono i sedativi e i tranquillanti. È un segno del “progresso.” Tale situazione pone degli evidenti limiti alla psicoterapia dal momento che essa deriva dalla stessa cultura che genera le problematiche che essa dovrebbe risolvere. Così, senza troppe illusioni la psicoterapia deve porsi l’obiettivo di favorire nelle persone l’adattamento alla propria cultura anche se questa presenta molte contraddizioni e aspetti disfunzionali. Le deve mettere nella condizione di poter vivere e lavorare all’interno di questo sistema con un atteggiamento critico ma mai tendente all’estraniamento. Secondo Lowen, infatti, “isolare una persona dalla sua cultura o dirigerla contro di essa, può essere più distruttivo. Noi, pertanto, cerchiamo di aiutare una persona a ridurre la tensione della sua vita all’interno di una situazione culturale che la sottopone giornalmente a una tensione analoga.” Come fare tutto ciò senza creare degli individui automi, ovvero perfettamente integrati e senza anima? La risposta sta tutta nel favorire nelle persone il riconoscimento dei propri vissuti, pensieri ed emozioni spesso rinnegati e repressi che, continuando a esistere nel proprio inconscio come forze dissociate ed estranee, finiscono per creare disagio e sofferenza. In questo modo la psicoterapia non crea degli individui robot acriticamente integrati: la nostra società, infatti, spesso ci impone di rinunciare e di non riconoscere aspetti di noi che la cultura giudica sbagliati o sconvenienti. Tramite i processi educativi ci insegna a rigettare da noi queste parti al punto tale che molte persone perdono qualunque contatto con esse, finendo per vivere in maniera distante da se stesse. La psicoterapia, allora, punta al loro recupero, favorendo negli individui il contatto e il reintegro di queste parti al fine di permettere loro di essere un po’ più se stessi.
Alexander Lowen, Paura di vivere, Astrolabio
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