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Il Successo: connettersi con i propri valori

Il successo non è solo quello che ogni giorno ci propongono i media a proposito di personaggi famosi. Il vero successo è qualcosa di molto più personale e quotidiano legato alle nostre vite “normali”. Il vero successo è riuscire a restare collegati con i propri valori per trovare la nostra strada o ritrovarla e rimanerci dopo una sconfitta. Il successo come ci dice Russ Harris è “ascoltare il nostro cuore”. Russ Harris, “La trappola della felicità”, Erickson

Che si parli di artisti, medici, atleti, uomini d’affari, rock star, politici o poliziotti, generalmente le persone vengono definite «di successo» sulla base degli obiettivi che hanno raggiunto. Se aderiamo a questa definizione tristemente limitata ci condanniamo a una vita concentrata sugli obiettivi: frustrazione cronica punteggiata da fugaci momenti di gratificazione. Ti invito perciò a considerare una nuova definizione: avere successo nella vita significa vivere secondo i propri valori. Adottare questa definizione implica che puoi avere successo adesso, che tu abbia raggiunto o meno i tuoi obiettivi più importanti. La realizzazione è qui, in questo momento, ogni volta che agisci in linea con i tuoi valori. E sei libero dal bisogno dell’approvazione altrui. Non hai bisogno di qualcuno che ti dica che «ce l’hai fatta». Non hai bisogno di qualcuno che ti confermi che «stai facendo la cosa giusta». Tu sai quando stai agendo secondo i tuoi valori e basta questo. Soula, Donna e le altre persone che abbiamo incontrato in questo libro non sono eroi come quelli che si vedono nei film. Non hanno compiuto imprese grandiose né hanno trionfato contro ogni avversità. Ma hanno tutte avuto successo connettendosi con il proprio cuore e realizzando cambiamenti significativi nella loro vita. (Naturalmente, come ho già detto, vivere secondo i tuoi valori non significa rinunciare ai tuoi obiettivi; significa semplicemente che sposti l’accento in modo che nella tua vita apprezzi quello che hai invece di concentrarti sempre su quello che non hai.) Vale la pena di precisare anche che ognuno dei pazienti di cui ho scritto ha effettivamente, in più occasioni, «perso la rotta». Tutti qualche volta hanno il perso il contatto con i loro valori, si sono fatti prendere da pensieri inutili, hanno lottato contro emozioni dolorose e hanno agito in modo controproducente.

Continua a leggere su: Russ Harris, “La trappola della felicità”, Erickson

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Procrastinare, l’arte dell’effimero piacere

Procrastinare gli impegni che sappiamo che fanno parte della nostra vita è un modo infantile di rincorrere il piacere momentaneo ma anche la maniera di sovraccaricare la nostra mente con troppi “files” che restano aperti… Piero Ferrucci, “La nuova volontà”, Astrolabio

Immaginiamo di voler ritardare anziché anticipare. È ciò che facciamo quando procrastiniamo a domani ciò che possiamo fare oggi. I conti da pagare, le telefonate difficili, i compiti ingrati, le letture ardue, gli incontri che ci spaventano, le seccature formato XL, tutto viene rimandato a dopo; anche questo è un atteggiamento infantile, perché vorrebbe far scomparire con un atto magico ciò che ci assilla o minaccia o annoia. Ma ciò che ci assilla o minaccia o annoia, lo sappiamo bene, rimane lì, anzi spesso diventa più grande, più costoso, più minaccioso. In questo caso il tempo non è galantuomo, e le bollette non si pagano da sole. Alla fine capita che le circostanze ci obbligano ad affrontare ciò che abbiamo fino a quel momento rimandato. E allora son dolori. La tendenza a procrastinare è dannosa per l’economia, perché è fonte di innumerevoli ritardi e disfunzioni, e giganteschi sprechi di energia. Per questo ci sono vari studi che esaminano questo fenomeno e ne danno varie spiegazioni. Una delle più comuni è di attribuire l’abitudine di posporre al perfezionismo: uno pospone perché non se la sente di affrontare il giudizio degli altri. Per esempio, uno studente non consegna il compito alla scadenza dovuta perché ha paura che il suo lavoro non sia all’altezza. Molto spesso il procrastinare è accompagnato da una sensazione spiacevole e da senso di colpa. Ci si sente incapaci, e aumenta l’ansia. È dimostrato che gli individui portati a procrastinare sono meno sani. Anzitutto perché tendono a procrastinare i controlli periodici sulla salute – per esempio la visita dal dentista o il controllo della pressione – e quindi affrontano una situazione sanitaria in ritardo, quando sono arrivati a un punto di non ritorno. Ma sono meno in salute anche perché la loro maggiore ansia diminuisce l’efficienza del sistema immunitario: quindi più raffreddori e influenze. E anche problemi gastrointestinali e insonnia. È naturale che questo accada, perché chi rimanda trasforma il proprio futuro in un magazzino affollatissimo di incombenze gravose.

Continua a leggere su: Piero Ferrucci, “La nuova volontà”, Astrolabio

Leggi altro articolo: Gratificazione e autocontrollo

Leggi articolo: Come smettere di procrastinare

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Cambiamento oppure mettere radici?

Il cambiamento è diventato il mito della moderna società liquida. Chi non si adatta al cambiamento perché lento, perché vorrebbe “radici” più solide, è percepito come sbagliato. Chi non vuole il cambiamento è un individuo che rema contro. Ma tutta questa apologia del cambiamento è veramente funzionale al nostro benessere? Svend Brinkmann, “Contro il self help”, Raffaello Cortina Editore

Molti di noi pensano che al giorno d’oggi tutto si muova sempre più velocemente. Il ritmo della vita sembra accelerare. Siamo costantemente bersagliati da una raffica di innovazioni tecnologiche, tornate di riorganizzazione aziendale, mode passeggere in fatto di cibo, di abbigliamento e di cure miracolose. Non fai in tempo a comprarti uno smartphone e già devi scaricare un aggiornamento per far funzionare le ultime app. Prima ancora che tu abbia avuto il tempo di abituarti al nuovo sistema informatico della tua azienda, te ne installano uno nuovo. Avevi finalmente capito come andare d’accordo con un nuovo collega fastidioso, ma c’è una riorganizzazione del personale e ti trovi a dover fare amicizia con un team interamente nuovo. Nelle learning organizationsin cui lavoriamo, l’unica costante è il cambiamento continuo: l’unica cosa di cui possiamo essere sicuri è che quanto abbiamo imparato ieri domani sarà già obsoleto. Formazione permanente e potenziamento delle competenze sono diventati concetti chiave nell’intero sistema educativo, nel lavoro e in molti altri settori. I sociologi usano metafore come “modernità liquida” per descrivere la nostra epoca in cui tutto si trova in perenne cambiamento.  In particolare, il tempo è visto come qualcosa di liquido: è come se qualsiasi limite fosse stato cancellato. Perché le cose debbano stare così, nessuno lo sa. E nessuno sa nemmeno dove questo ci stia portando. Secondo alcuni, la globalizzazione – o meglio, “la minaccia della globalizzazione” – significa che il cambiamento costante è inevitabile. Le aziende devono adattarsi a esigenze e richieste mutevoli, quindi anche il personale deve essere flessibile e disposto al cambiamento. Negli ultimi vent’anni almeno, le offerte di lavoro ripetono ossessivamente lo stesso adagio: “Cerchiamo qualcuno che sia flessibile, capace di adattarsi e aperto alla crescita professionale e personale”. Stare fermi è il peggiore dei peccati.

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Abitudini : cosa fare per cambiarle

Le abitudini condizionano  la nostra vita. Se alcune di esse sono funzionali alla nostra quotidianità, altre risultano dannose. Cosa fare per cambiarle? Charles Duihgg, La dittatura delle abitudini, Corbaccio

Quasi tutti, quando sentono parlare delle ricerche scientifiche sulle abitudini, vorrebbero sapere la formula segreta per modificare rapidamente qualunque abitudine. Se gli scienziati hanno scoperto come funzionano questi modelli, ovviamente devono aver trovato anche una ricetta concreta. O no? Se solo fosse così  facile. Le formule esistono, certo. Il problema è che non abbiamo a disposizione un’unica formula per intervenire sulle abitudini. Ne esistono migliaia. Ogni individuo e ogni abitudine sono diversi, e pertanto le specificità nella diagnosi e nel cambiamento dei modelli variano da persona a persona e da comportamento a comportamento. Smettere di fumare non è come sconfiggere la bulimia, trovare una modalità diversa per comunicare con il proprio coniuge o stabilire le priorità nel proprio lavoro. Inoltre, sono diversi anche i bisogni che guidano le nostre abitudini. (…)Alcune abitudini si piegano facilmente all’analisi e al nostro intervento. Altre sono più complesse e ostinate, e richiedono uno studio prolungato. Per altre ancora il cambiamento non è un processo definitivo. (…)Il modello descritto in questa appendice è un tentativo di distillare, in modo elementare, le strategie che i ricercatori hanno individuato per diagnosticare e configurare le abitudini all’interno della nostra vita. Queste pagine conclusive non hanno lo scopo di esaurire l’argomento, ma vogliono essere solo una guida pratica, un punto di partenza. Insieme alla trattazione più approfondita degli altri capitoli, è anche un manuale per compiere il passo successivo. Il cambiamento potrebbe non essere rapido, e non è sempre facile. Ma con il tempo e l’impegno possiamo riconfigurare qualsiasi abitudine. Il modello: identificare la routine; sperimentare le gratificazioni; isolare il segnale; elaborare un progetto.

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Gioco d’azzardo : la dipendenza dal gioco

Gioco d’azzardo rappresenta un problema sotto gli occhi di tutti. Il gioco d’azzardo alimenta il mercato delle illusioni, proponendosi come una fabbrica di false speranze. Il gioco d’azzardo coinvolge tutti e, come ogni dipendenza, provoca danni non solo a chi ne soffre ma anche ai suoi familiari.
Mauro Croce e Francesca Rascazzo, Il gioco d’azzardo, giovani e famiglie. Giunti

Chi  non  ha  mai avuto  la  tentazione  di  acquistare  un  biglietto  della lotteria o un tagliando da grattare? Di scommettere sulla squadra del cuore o di giocare alle macchinette elettroniche? L’elenco dei giochi d’azzardo, quelli il cui esito è dettato dalla sorte, potrebbe continuare sino a includere le più avanzate e nuove forme di gioco, quelle online, di fronte allo schermo del computer. Il gioco d’azzardo per molte persone è un comportamento privo di rischi, un passatempo che offre l’illusione momentanea di provare l’emozione di una vincita. Ma può anche essere un incontro, quello con l’azzardo ,in grado di innescare una spirale inarrestabile, e con conseguenze spesso drammatiche.
Il consumo di gioco d’azzardo è molto più vicino alla nostra esperienza quotidiana di quanto immaginiamo. È dentro il mercato dei beni di prima necessità, è nelle pubblicità, nella musica, nei film. L’azzardo stesso è diventato un potente prodotto di mercato, un prodotto che gioca con le nostre debolezze e speranze, un bene non più di lusso, ma alla portata di tutti. Se in passato era essenzialmente uno svago “d’élite”, o il rituale della schedina della domenica, oggi chiunque s’illude di acquistare con il gioco la speranza di vincere, di cambiare vita al costo di un biglietto della lotteria. Ed è soprattutto nei periodi di crisi economica, come sostengono gli esperti, che l’azzardo funziona bene come antidoto alla disperazione, quasi fosse l’ultima e unica speranza in un futuro migliore.

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Leggi libro: Gambling: Il gioco d’azzardo problematico e patologico
Scarica gratis e leggi la mini guida self help: Ludopatia: cosa è, cosa fare

Auto aiuto: cosa è, come funziona

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Cosa c’è alla base dell’ auto aiuto ?“Conosci te stesso”: questa frase dell’oracolo rappresenta, forse, il primo esempio di esortazione all’auto aiuto, ossia fare qualcosa per se stesso e migliorare così la propria esistenza.
Per auto-aiuto, o self help, si intende una strategia per affrontare e risolvere da soli alcuni problemi che riguardano il benessere psico-fisico. Tale settore si avvale per lo più di strumenti quali libri e audioguide, contenenti informazioni e istruzioni per superare o prevenire problemi di salute e, soprattutto, questioni legate alla sfera psichica e alla crescita (miglioramento) personale. In Italia, tale settore ancora non ha raggiunto la diffusione che, invece, si riscontra negli Stati Uniti, dove l’auto aiuto è diventato un vero e proprio movimento e fenomeno culturale, oltre che commerciale, spingendo milioni di americani ad fruire dei prodotti legati all’auto-aiuto per migliorare aspetti della propria vita.
L’approccio dell’auto aiuto si basa sulla convinzione che sia possibile risolvere da soli alcuni problemi della propria vita, quando si tratta di difficoltà non gravi. Ma il self help non viene indicato solo nel caso di difficoltà conclamate, ma anche come filosofia per il proprio miglioramento e per il mantenimento della salute e del benessere, attraverso una serie di apprendimenti finalizzati ad aumentare le conoscenze su certi argomenti e le procedure/tecniche capaci di incidere sul nostro stile di vita e abitudini mentali.
Dunque, prima ancora di rivolgersi ad uno specialista l’auto aiuto è una modalità con cui provare a gestire o risolvere, con il proprio impegno, aspetti importanti della vita.
Sul versante psicologico, l’auto aiuto è indirizzato alla produzione/fruizione di prodotti – soprattutto libri – mirati a favorire e stimolare un lavoro personale in grado produrre  cambiamenti positivi attraverso il ricorso a esercizi e tecniche specifiche da mettere in pratica nella quotidianità. Gli ambiti su cui il self help agisce sono quelli relativi alla salute e/o alla crescita personale riferiti a: lavoro, amore, famiglia, genitorialità, relazioni sociali, aspetti di noi che non ci fanno vivere bene (autostima, assertività, insicurezza, depressione ansia, etc.).
Gli obiettivi che l’auto aiuto, in genere, propone sono tantissimi, abbracciando tematiche anche molto differenti tra di loro. Ad esempio, queste sono alcune delle aree di intervento del self help: abitudini e stili di vita (perdere peso, smettere di fumare o liberarsi da altre dipendenze), crescita personale (aumentare la propria autostima, percorsi motivazionali, conoscere meglio se stessi e gli altri intorno a noi), problem solving (elaborazione del lutto e della fine di una relazione amorosa, combattere la depressione o l’ansia, come affrontare una malattia propria o di un familiare), orientamento al successo (ottenere un lavoro, creare un business per conto proprio, conquiste in campo amoroso).
Concettualmente l’idea del self help si inserisce nell’ambito della moderna concezione della salute che, oltre a diventare un fenomeno che riguarda la complessa sfera psico-fisica dell’individuo, è un aspetto irrinunciabile della vita di una persona. Proprio questa nuova concencezione del fare salute” è l’aspetto centrale nelle politiche in materia dell’OMS: aumento della qualità della vita a livello individuale e familiare. Nell’auto aiuto troviamo declinati i concetti fondamentali di questa nuova concezione della salute che si crea e si mantiene nel quotidiano, come l’idea di empowerment e di responsabilità individuale.
Chiaramente come accade in ogni fenomeno, anche l’auto aiuto è soggetto a giuste critiche e plausibili dubbi. Tale dibattito, tuttavia, contribuisce a migliorare il dibattito sull’auto-aiuto:

  • favorendo l’affinamento delle metodologie su cui l’auto aiuto si basa;
  • introducendo un aspetto più critico e scientifico nei contenuti proposti;
  • differenziando prodotti affidabili da quelli contenenti dubbi verità;
  • mettendo in guardia i fruitori rispetto a scelte più consapevoli.

Consulta le mini guide self help: autostima, insicurezza, ansia

Leggi articolo: Come prendersi cura di sé