La valutazione personale ovvero ciò che ognuno di noi pensa di sé in termini di valore è un concetto complesso in cui vengono a confluire diversi aspetti. Tra questi possiamo individuare due variabili spesso confuse tra loro: l’autostima e il senso di autoefficacia. Ogni persona usa entrambe tale dimensioni quando, implicitamente o esplicitamente, valuta se stessa facendo riferimento a questioni diverse della propria individualità.
“Il senso di autoefficacia riguarda giudizi di capacità personale mentre l’autostima riguarda giudizi di valore personale. Non c’è una relazione definita fra le convinzioni circa le proprie capacità e il fatto di piacersi o non piacersi. Una persona può giudicarsi irrimediabilmente inefficace in una data attività senza per questo patire una qualsiasi perdita di autostima, se non investe tale attività del senso del proprio valore personale. Il fatto che io mi riconosca completamente inefficace nel ballo non mi procura crisi ricorrenti di autosvalutazione. Viceversa, ci si può sentire molto efficaci in una data attività senza per questo gloriarsi delle proprie prestazioni. È difficile che un addetto all’esecuzione degli sfratti si senta glorioso quando allontana abilmente una famiglia in disgrazia dalla sua abitazione. (…) Per riuscire bene in qualcosa ci vuole molto di più che una buona autostima. Molte persone di successo sono dure con se stesse perché adottano standard difficili d raggiungere; altre possono godere di una buona autostima perché non pretendono molto da sé o perché tale autostima deriva da fonti diverse dai risultati personali. Così, il fatto di piacersi non è necessariamente causa di buone prestazioni: queste ultime sono il prodotto di impegno e autodisciplina. Per mobilitare e mantenere l’impegno necessario a riuscire, ci vuole un saldo senso di autoefficacia. Pertanto, in una certa attività, il senso di efficacia personale consente di prevedere quali obiettivi vengono scelti e la qualità della prestazione, mentre l’autostima non ha un effetto su queste variabili.”
COMMENTO – Come sottolinea Albert Bandura quando un individuo dà una valutazione personale positiva o negativa è sempre bene specificare a quale ambito della propria esistenza sta facendo riferimento nel formularla. La valutazione personale rispetto al valore che attribuiamo a noi stessi è definita autostima, mentre la valutazione personale rispetto al proprio successo viene definita autoefficacia. Spesso questi due aspetti possono essere correlati fra loro ma, come specifica Bandura, possono anche essere disgiunti nella considerazione di sé che fa un individuo. In via più generale, si potrebbe dire che la valutazione personale nell’accezione più ampia può essere definita come autostima e che il senso di autoefficacia è un aspetto particolare di quest’ultima. L’autostima è un concetto che riguarda una serie di convinzioni che abbiamo di noi stessi; d’altra parte l’autoefficacia è inerente alla percezione delle abilità personali e delle competenze possedute, rientrando così nella sfera del fare. L’autostima, invece, ha per lo più delle basi emotive, riferite ad una valutazione personale più legata alla sfera dell’essere. L’autoefficacia, secondo Bandura, si accompagna alla consapevolezza che serve a farci comprendere il modo in cui possiamo dominare/affrontare specifiche attività, situazioni quotidiane o straordinarie esterne a noi e anche intrapsichiche (come affrontare un dolore, la rabbia, etc.)
Albert Bandura, Autoefficacia, Erickson
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