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Psicologia : controllo o conoscenza?

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La psicologia deve svilupparsi nella direzione di favorire i processi della trasformazione umana e del cambiamento dell’individuo. Se la psicologia resta compromessa nel determinare l’ordine sociale o nel ridurre l’alienazione, potrà rimediare a questa o quella deficienza, ma rappresenterà soltanto un altro strumento per rendere l’uomo più automatizzato e più adatto a una società alienata.
Erich Fromm, Il bisogno di credere. Mondadori

La crescente popolarità di cui gode ai giorni nostri la psicologia è accolta da molti come un segno promettente del nostro avvicinarci alla realizzazione della massima delfica «Conosci te stesso». Indubbiamente questa interpretazione non è priva di fondamento. (…)James e Freud erano profondamente radicati in questa tradizione e senza dubbio hanno contribuito a trasmettere tale aspetto positivo della psicologia all’epoca attuale. Il che non deve indurci a ignorare altri aspetti dell’interesse contemporaneo per la psicologia che sono invece pericolosi e nocivi allo sviluppo spirituale dell’uomo. É appunto di tali aspetti che ci occupiamo in questo saggio.
La conoscenza psicologica ha assunto una funzione particolare nella società capitalistica, una funzione e un significato ben diversi da quelli sottintesi dal «Conosci te stesso». La società capitalistica è incentrata sul mercato (il mercato dei prodotti e il mercato del lavoro) dove si scambiano liberamente beni e servizi, senza tener conto dei criteri tradizionali e senza ricorrere alla violenza o alla frode. Invece, per il venditore assume importanza decisiva la conoscenza del cliente. Se questo era vero anche cinquanta o cento anni fa, negli ultimi decenni la conoscenza del cliente è diventata cento volte più importante. Con la crescente concentrazione delle imprese e del capitale, conta sempre di più sapere in anticipo quali saranno i desideri del consumatore, non solo per conoscerli ma anche per influenzarli e manipolarli. L’investimento di capitale sulla scala delle gigantesche imprese moderne non si fa più «a naso», ma dopo attento studio e manipolazione del cliente. E oltre alla conoscenza del consumatore («psicologia di mercato») si è aperto un nuovo campo della psicologia, basato sul desiderio di capire e manipolare l’operaio e l’impiegato. Il nuovo campo si chiama «relazioni umane». É questa una conseguenza logica del mutato rapporto tra capitale e lavoro. Al posto dello sfruttamento nudo e crudo si è venuta affermando una sorta di collaborazione fra i colossi padronali e la burocrazia sindacale, giunti entrambi alla conclusione che alla lunga è più utile giungere al compromesso che combattersi.

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