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I centri della mente: come funziona l’essere umano

La macchina Umana si suddivide in quattro centri – istintivo, motorio, emozionale e intellettuale – ognuno con uno specifico funzionamento. Chiunque voglia svolgere un lavoro su se stesso deve apprendere a conoscersi attraverso la percezione di come funzionano queste parti del proprio essere.

La possibilità di sviluppare un livello di consapevolezza di sé poggia su un attento studio della propria persona e per far questo bisogna sapere cosa osservare in maniera ordinata. Così lo studio di sé deve partire dall’osservazione delle quattro funzioni principali in cui si sostanzia il funzionamento del nostro organismo/mente. La prima cosa che si deve fare riguardo al lavoro pratico su di sé è osservare le differenze nei  quattro centri che esistono nell’uomo e come stanno lavorando questi centri in un dato momento. Ma partiamo dall’individuazione di queste quattro funzioni. La macchina umana è composta da quattro parti che, nel sistema della psicologia basata sulla Quarta Via, sono definite come centri. Esse hanno a che fare con  differenti funzioni rispetto alla vita interiore ed esteriore dell’individuo. Questi centri sono:

  • il centro istintivo, da cui dipende il funzionamento biologico dell’organismo. Tale centro agisce automaticamente nel mantenere in uno stato di equilibrio fisiologico l’essere vivente.
  • il centro motorio, che si occupa della gestione delle funzioni motorie esteriori volontarie. La differenza tra le funzioni istintive e motorie è chiara e facile da comprendere: le prime sono innate e non dobbiamo impararle per poterle utilizzare; le seconde devono essere acquisite tutte quante, così come un bambino deve apprendere a camminare.
  • il centro emozionale, che gestisce la vita emotiva dell’individuo. Nel suo funzionamento tale centro, rispetto agli altri tre, è il più veloce.
  • il centro intellettuale, che ha a che fare con il pensiero. Esso è il più lento di tutti i centri ed è il primo con cui iniziare a lavorare su noi stessi. Tutti gli uomini compiono un qualche tipo di lavoro intellettuale. Ogni “pensiero” che richiede una dose di attenzione ci colloca nella parte cosciente del centro intellettuale; così accade quando cerchiamo di pensare a qualcosa che abbiamo ascoltato e cerchiamo di ricordarlo, quando leggiamo un libro, quando scriviamo una lettera e facciamo dei conti, ecc. Nel lavoro su di sé è importante far funzionare il proprio “cervello” tutti i giorni. Il pensare genuinamente è una cosa che richiede uno sforzo e, purtroppo, le persone fanno ciò raramente.  Quando si consiglia, durante il lavoro su se stessi, di far “funzionare il cervello” una volta al giorno, vuol dire compiere un vero sforzo di pensiero. Infatti, ciò che comunemente chiamiamo pensiero è un semplice pensare automatico, un fluire di associazioni, un’accozzaglia di idee vaghe e ricordi che si susseguono, solo occasionalmente interrotti per usare consapevolmente il pensiero.

Come si può dedurre da queste brevi descrizioni dei centri, ognuno di essi ha una propria sfera di azione anche se tutti quanti insieme partecipano ad ogni nostro comportamento; inoltre, ogni centro ha modalità proprie di sviluppo che possono procedere anche differentemente. Così possiamo incontrare persone che hanno sviluppato molto la propria funzione emotiva mentre altre quella intellettiva. Rispetto alla consapevolezza, ad eccezione di quello istintivo, i centri possono funzionare in diverse maniere, più o meno coscientemente: così potremo avere pensieri, emozioni e compiere azioni in maniera consapevole, oppure in modo del tutto incosciente. Ciascun centro è poi diviso in una metà positiva e in una metà negativa, e tale accezione non è da intendersi in termini morali, ma solo come dicotomia funzionale nel senso di affermazione/negazione, si/no, azione/non azione. Per esempio, in riferimento al centro intellettuale la metà positiva è la parte che afferma, quella negativa è la parte che nega. La parte negativa del centro intellettuale entra in funzione quando pensiamo “no”, quando neghiamo. Al contrario la parte positiva del centro intellettuale si manifesta quando si pensa “sì”, quando si afferma. Per il corretto funzionamento del centro intellettuale sono necessarie entrambi i lati, per cui senza la parte negativa sarebbe impossibile pensare. Infatti pensare vuol dire confrontare una cosa con un’altra, dunque se avessimo come strumento di pensiero solo l’affermazione, non sarebbe possibile fare confronti. I problemi nascono quando tra questi due lati del centro intellettuale si viene a creare uno squilibrio. Per molte persone è facile dissentire, ossia usare abitualmente la parte negativa del centro. Usare abitualmente il dissentire, la disapprovazione, la denigrazione, lo screditare, ecc., vuol dire utilizzare il centro negativo senza fare confronti. Sicuramente un individuo che pensa così andrebbe evitato perché cerca di distruggere tutto ciò che gli viene detto. Questo funzionamento troppo spostato sul lato negativo equivale ad un uso sbagliato del centro. D’altra parte anche una persona che pensi solo utilizzando il lato positivo farà fatica a comprendere i principi del lavoro su di sé perché non avrà sperimentato il conflitto e la lotta fra le parti negative e positive e, quindi, non potrà lottare e impegnarsi per superare questi attriti.

Per il centro motorio la suddivisione riguarda la lo stato di moto o di staticità del nostro organismo. Nel centro emozionale la divisione positivo/negativo è più particolare: infatti quelle che definiamo come emozioni negative (rabbia, odio, aggressività, etc.) non sono proprie di questo centro, ma si tratta di stati emotivi acquisiti tramite l’educazione e per imitazione (atteggiamenti appresi). Dedicheremo alle emozioni negative una apposita trattazione perché imparare a disinnescarle è una importante parte del lavoro su se stessi. Senza esagerare possiamo dire che il centro emozionale raramente funziona in forma corretta, a causa dell’azione delle emozioni negative, generate come una sorta di infezione dal nostro vivere. Possiamo assistere oggi al fenomeno per cui sono proprio le emozioni negative a governare la vita, e le persone si aggrappano sempre di più ad un immaginare negativo piuttosto che ad altre cose. La vera parte negativa del centro emozionale è quella che ha a che fare con il dolore che sperimentiamo in occasione di particolari sofferenza reale, come ad esempio il lutto per una persona cara. É utile sottolineare che quando iniziamo a studiare noi stessi attraverso l’osservazione di sé non osserveremo fisicamente e direttamente i centri, bensì le loro funzioni, ossia le loro particolari espressioni così come si manifestano nella nostra esistenza esteriore ed interiore. Più osservazioni saremo in grado di accumulare maggiore sarà la consapevolezza che avremo a disposizione e più grandi saranno le possibilità che avremo di controllare l’espressione di questi centri. Ogni manifestazione dei nostri centri (ad eccezione forse di quello istintuale) può essere gestita nel momento i cui avremo imparato a conoscerla, quando saremo in grado di riconoscere in che modo le varie funzioni si manifestano in risposta ad un certo stimolo ed a certe condizioni. Questo ci darà modo non solo di capire meglio il funzionamento della nostra macchina ma anche di saper “prevedere” quali condizioni esteriori generano certe nostre espressioni, dunque ad apprendere a gestire anche il nostro rapporto con le circostanze esterne a noi.

Qualche lettore potrebbe trovare “noiose” queste descrizioni di come funziona l’essere umano ad un livello ordinario e, soprattutto, potrebbe essere portato a intravedere poco l’utilità di un lavoro centrato sull’osservazione di “cose così ovvie”. Tuttavia ogni grande impresa richiede dei preparativi che si basano su azioni apparentemente noiose ma che si rivelano prerequisiti indispensabili e in grado di portarci successivamente  al compimento dell’opera. Come spesso si ricorda nel lavoro su se stessi: la gente quando si ripropone di arrivare ad una meta, cerca di correre prima ancora di saper camminare. Dunque se avete manifestato a voi stessi l’intenzione di lavorare sulla vostra consapevolezza provate a seguire le indicazioni di queste lezioni, senza boicottare la vostra volontà con confortevoli obiezioni che però vi fiaccano.  Il lavoro su se stessi funziona solo se fatto volontariamente e non perché qualcuno impone di farlo. Lavorare su se stessi di mala voglia o per prestigio, è una cosa; lavorare su di sé perché c’è qualcosa che non va e si desidera cambiare, è un’altra cosa.

Per ciò che riguarda la parte pratica di questa settimana, ci rifacciamo direttamente alle parole di P.D. Ouspensky: “In determinati momenti della giornata, dobbiamo cercare di vedere in noi stessi cosa pensiamo, come sentiamo, come ci muoviamo e così via. In un certo momento vi potete concentrare sulla funzione intellettuale, in un altro su quella emozionale, poi sull’istintiva o sulla motoria. Per esempio cercate di scoprire cosa state pensando, perché lo pensate e come lo pensate. Cercate di osservare le sensazioni fisiche quali il calore, freddo, ciò che vedete, ciò che sentite. Allora, ogni volta che fate un movimento potete vedere come vi muovete, come sedete, come state ritti, come camminate e così di seguito. Non è facile separare le funzioni istintive, perché nella psicologia ordinaria essere sono confuse con quelle emozionali; ci vuole tempo per metterle a posto.”

Questo post è parte di un percorso per stimolare in chi legge un lavoro su di sé ispirato alle idee della Quarta Via riviste nell’ottica della psicologia attuale. Nel corso dei post verranno fornite anche le indicazioni per una serie di esercizi volti a focalizzate l’attenzione sull’osservazione di se stessi al fine di acquisire una consapevolezza maggiore. Ogni post è di per sé esaustivo, ma chi intendesse usare questa risorsa per cominciare a lavorare su di sé, è importante seguire la cronologia dei post come progressione logicadegli argomenti.

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