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L’ individuo viziato

L’ individuo viziato ha implicitamente una visione dei rapporti interpersonali in cui trova difficilmente posto l’idea della reciprocità e della cooperazione. Le basi di questa unilateralità dei rapporti in cui tutto gli è dovuto ha le sue basi nei processi educativi nell’infanzia…

“Quando cerchiamo le radici del sentimento sociale e le modalità che nell’uomo ne rendono possibile lo sviluppo, ci imbattiamo per prima cosa nelle madri. Infatti la madre è la prima guida e il fattore più importante. La natura le ha affidato questo compito. Fra madre e bambino esiste un rapporto di cooperazione, di intima comunanza di vita e di lavoro, dal quale entrambi traggono vantaggio. (…) Tutti gli altri, il padre, i fratelli, i parenti e i vicini, possono favorire questa cooperazione, insegnando al bambino a trattare il prossimo come si tratta un proprio simile, non un avversario. Prima il bambino sa di potersi fidare degli altri, prima impara a collaborare e prima sarà propenso a cooperare autonomamente e senza riserve. Se invece la madre lo vizia e lo esonera dalla cooperazione, pensando e agendo in vece sua, il bambino avrà uno sviluppo parassitario e si aspetterà tutto dagli altri. Porrà sempre se stesso al centro di ogni situazione e aspirerà a sottomettere tutti gli altri. Svilupperà tendenze egoistiche e si crederà in diritto di sopraffare il prossimo, di essere coccolato, di prendere e di non dare. Bastano uno-due anni di questo tipo di educazione per bloccare lo sviluppo del senso sociale e la disponibilità a cooperare. Ora appoggiandosi ad altri, ora assoggettandoli per il gusto di sopraffarli, il soggetto viziato prima o poi finisce per cozzare contro la resistenza di chi non accetta il suo stile di vita, di un mondo che esige solidarietà, cooperazione. Quando le sue illusioni sono cadute, egli accusa gli altri e avverte soltanto ostilità nella vita. Le sue domande si ispirano al pessimismo: «Ha senso la vita?», «Perché dovrei amare il mio prossimo?», ed anche quando si adegua alle legittime richieste di un principio fondato su un’idea attiva della società, lo fa solo per evitare un probabile castigo. Posto di fronte ai problemi della vita: rapporti sociali, lavoro, amore, non trova la via dell’interesse sociale e subisce uno shock, un trauma fisico e psichico, e batte in ritirata. Ciononostante conserva l’atteggiamento acquisito nell’infanzia, per cui è convinto di aver subìto un torto.”

COMMENTO – Come ben sottolinea lo psicoanalista Alfred Adler l’origine dello sviluppo dello schema mentale che guida il comportamento dell’ individuo viziato si pone nell’infanzia: il bambino in questi casi è il centro delle attenzioni dei propri genitori che costruiscono intorno a lui rapporti di protezione emotiva per cui ogni desiderio viene esaudito prontamente senza richieste, nei suoi confronti, di attivazione personale. Tutto gli è dovuto senza che a questo ricevere faccia seguito anche un dare all’altro. Altrimenti possono contribuire allo strutturarsi di un individuo viziato anche dinamiche di deprivazione da parte dei genitori, per cui a fronte di una carenza subita l’individuo viziato matura l’idea di una necessaria compensazione che la vita, e quindi gli altri, gli dovrebbero: “se fino ad ora non ho avuto niente, adesso mi aspetto che tutto mi venga dato”.  L’individuo viziato è una persona che pretende in virtù dell’idea di essere “speciale”, per cui manifesta una tendenza a dominare gli altri con le proprie richieste e pretese. Ugualmente tende ad essere controllante, esigendo che ogni cosa venga a fatta a suo vantaggio e alla sua maniera. Se queste sue pretese non sono soddisfatte egli sarà portato ad arrabbiarsi nella convinzione di stare subendo un torto. Per tali motivi l’individuo viziato è portato a raggiungere i propri scopi anche passando sopra gli altri, incurante delle possibili conseguenze a causa di una sua presunta superiorità. Per i propri obiettivi egli usa più o meno coscientemente la manipolazione, senza fare attenzione al fatto di stare usando gli altri dal momento che è convinto di farla sempre franca.

Dinanzi ad un proprio bisogno l’individuo viziato mostra una certa impulsività, retaggio di un bambino a cui non sono stati posti adeguati limiti sia per carenza di contenimento sia per le eccessive limitazioni avute che lo hanno portato a maturare una forma di ribellione. Possiamo, infatti, osservare in lui un generale problema di controllo degli impulsi in molte le aree della vita: l’individuo viziato è  sovente intollerante alla frustrazione e alla routine, oltre ad essere tendenzialmente indisciplinato. Anche senza che se ne renda conto l’individuo viziato proprio per questa sua propensione a ricevere dagli altri, è soggetto a sviluppare forme di dipendenza. La sua tendenza a focalizzarsi solo su se stesso fa sì che egli non si renda conto dei problemi degli altri, o meglio le proprie difficoltà ed esigenze sono sempre più importanti di qualunque altra cosa. Ne deriva un atteggiamento da egoista per cui tutto il mondo gira intorno a lui stesso. Tutto ciò potrebbe far pensare che l’individuo viziato possa vivere bene, libero da ogni affanno perché la presenza degli altri lo mette al riparo da ogni fatica. Ma in realtà le cose non stanno così dal momento che prima o poi gli altri si ritireranno da questa sua tirannia lasciando l’ individuo viziato da solo, confuso e impotente.

Alfred Adler, “Il senso della vita”, Newton

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Il viziato : anatomia di una psicologia

L’individuo viziato è una personalità che nasce da un certo tipo di educazione e che, soprattutto, avrà una disposizione nell’affrontare la vita particolarmente svantaggiosa… Alfred Adler, “Il senso della vita”, Newton

Le persone viziate non godono di buona fama; non ne hanno mai goduta. Ai genitori non piace essere accusati di aver viziato i loro figli. Ogni persona viziata si rifiuta di essere considerata tale. Nessuno di noi saprebbe spiegare con esattezza cosa voglia dire viziare; però, come per intuizione, si sa che l’educazione viziante è un peso e un ostacolo a un corretto sviluppo. Essere viziati piace a tutti, ad alcuni però in modo particolare. Molte madri sanno solo viziare. Per fortuna molti figli si difendono con forza dall’essere viziati, con una forza che talvolta riesce a ridurre i danni che potrebbero venir arrecati. Ridurli ricorrendo a formule psicologiche è difficilissimo. Non possiamo adottarle come direttive perché nella ricerca delle basi di una personalità o per spiegare atteggiamenti o caratteri queste potrebbero venir applicate senza discernimento, alla cieca. Dobbiamo aspettarci sempre un milione di varianti e sfumature e cercare conferma a ciò che crediamo di aver scoperto tramite controlli e confronti. Infatti il bambino che non vuol essere viziato oppone di solito una resistenza esagerata, cioè si difende anche nelle situazioni in cui sarebbe opportuno l’aiuto esterno. Quando, in seguito, nella vita l’atteggiamento viziato tenta di farsi strada ma la libera volontà è integra, cosa molto frequente, il viziato prova disgusto per la situazione che si è venuta creando. Però questo disgusto non modifica lo stile di vita. Lo ha acquisito durante l’infanzia ed è un’abitudine ormai radicalizzata. Secondo la Psicologia Individuale il solo modo per capire un individuo consiste nell’osservare i comportamenti che adotta per risolvere i suoi problemi della vita.

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L’ opinione personale e il senso della vita

L’ opinione personale che il singolo ha del senso della vita è una questione tutt’altro che oziosa. Perché è l’opinione che guida i suoi pensieri, i suoi sentimenti e le sue azioni. Alfred Adler, “Il senso della vita”, Newton Compton

A mio avviso è fuor di dubbio che ognuno nella vita si comporta come se avesse un’opinione molto precisa sulla propria forza e sulle proprie capacità, come se già all’inizio delle proprie azioni avesse chiara o meno la difficoltà di un caso che deve affrontare; in una parola, sono convinto che il suo comportamento scaturisce dalla sua opinione. Ciò non può meravigliare in quanto noi coi nostri sensi non possiamo recepire dei fatti, ma soltanto un’immagine soggettiva, un riflesso del mondo esterno. «Omnia ad opinionem suspensa sunt». Nelle ricerche psicologiche non bisogna mai dimenticare queste parole di Seneca. La nostra opinione sui fatti importanti della vita dipende dal nostro stile di vita. Siamo disposti a correggere la nostra opinione nei piccoli dettagli solo quando ci scontriamo direttamente con fatti che si pongono in contrasto con la nostra opinione. Però lasciamo agire su di noi la legge della causalità senza cambiare l’opinione che abbiamo della vita. Infatti, un serpente che si avvicina al nostro piede esercita su di noi lo stesso effetto tanto se è velenoso quanto se lo riteniamo tale. Il bambino viziato, allevato in modo sbagliato, si comporta nello stesso modo quando, appena la madre si allontana, ha paura che entrino in casa dei ladri, provando la stessa paura che proverebbe se essi fossero già nella casa. In ogni caso resta della propria opinione: è convinto di non poter sopravvivere senza sua madre, nonostante la sua idea si dimostri infondata. Chi soffre di agorafobia ed evita la strada, perché ha la sensazione e l’idea che il terreno ceda sotto i suoi piedi, si comporta esattamente come se il terreno sotto i suoi piedi sprofondasse davvero. Il ladro rifugge da un lavoro utile perché, impreparato com’è alla cooperazione, prova per il lavoro la stessa repulsione che proverebbe se esso fosse realmente più gravoso della sua attività di scassinatore. Il suicida che reputa la morte preferibile a una vita secondo lui senza speranza, agisce come se la sua vita fosse realmente senza speranza. (…) Tutti questi soggetti partono da un’opinione, che se corrispondesse alla realtà farebbe apparire oggettivamente corretto il loro comportamento. (…)

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