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Unità: il mito della simbiosi di coppia

L’ unità fusionale all’interno della coppia è al tempo stesso una dimensione anelata e inconsciamente temuta. L’ unità simbiotica muove da desideri irreali e che, quando incontra il dato reale, naufraga miseramente rischiando di far colare a picco il rapporto se i partner non sono abituati a venire a patti con la vita reale per quello che è. L’ unità della coppia come nostalgia della primitiva e infantile unione con la madre, dimensione sempre presente nel nostro panorama psicologico… Aldo Carotenuto, “Amare, tradire”, Bompiani

Vediamo ora più da vicino quali siano le dinamiche su cui generalmente si costruisce e si mantiene un rapporto di coppia, privilegiando ovviamente l’angolazione che abbiamo scelto e nella luce cruda ma realistica che ci ha già consentito di mettere in evidenza l’esperienza del tradimento anche in fasi della nostra vita che a uno sguardo sommario ne sembrerebbero immuni. Il rapporto adulto di coppia è, invece, per lunga tradizione, il luogo “deputato” in cui il tradimento si arroga il ruolo di protagonista; quanto teatro, quanta narrativa, quante pagine di cronaca e persino di storia ruotano intorno a questo tema? Si tratterà di vedere se la nostra “chiave di lettura” sia in grado di consentirci una diversa messa a fuoco del problema e orientarci in direzione di qualche aspetto inedito o insospettato. In termini psicologici la premessa essenziale su cui si basa il rapporto di coppia è l’esistenza, al fondo, di un’attesa. Un’attesa di completezza, di riunificazione, di totalità. Ci riconduce a tale premessa essenziale, tra le altre, la versione platonica dell’antichissimo mito dell’androgino. Come si legge nel Simposio: “Esisteva allora l’unico androgino, partecipe di entrambi, maschio e femmina, sia nella forma sia nel nome, mentre oggi non esiste che il nome, attribuito per oltraggiare. […] Erano terribili per forza e per vigore, nutrivano pensieri superbi e perciò attaccarono gli dei. […] Zeus e gli altri dei, allora, dibattevano su cosa si dovesse fare ed erano in difficoltà, perché né potevano ucciderli e annientarne la specie fulminandoli come giganti – in tal caso sarebbero scomparsi gli onori e i sacrifici resi loro dagli uomini – né potevano lasciarli insolentire. Dopo faticosa riflessione Zeus allora disse: “Mi pare di avere un espediente per fare sì che continuino ad esistere uomini e, al tempo stesso, indeboliti cessino dalla loro tracotanza. Ora, continuò, li taglierà ciascuno in due e cosi saranno al tempo stesso, più deboli e più utili a noi, essendosi accresciuti di numero.”

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