I problemi quando si affacciano alla nostra consapevolezza sono spesso considerati come fastidiosi. Eppure essi sono la chiara manifestazione del nostro essere coscienti e del fatto che ci siamo distaccati da una vita infantile e puramente istintuale…Carl Gustav Jung, “Gli stadi della vita”, In Opere vol. 8, Bollati Boringhieri
Parlare dei problemi psichici delle diverse età dell’uomo è un compito assai complesso, poiché consiste nientemeno che nello svolgere un quadro di tutta la vita psichica, dalla culla fino alla tomba. Un tale compito non potrà essere svolto, nei limiti concessi da una conferenza, che nelle sue linee generali; naturalmente non si tratta di fare qui una descrizione della psicologia normale delle differenti età; dobbiamo invece trattare dei “problemi”, cioè dobbiamo trattare questioni piene di difficoltà, di dubbi, di ambiguità, in breve questioni alle quali si può dare più di una risposta, e per di più, risposte che non sono mai sufficientemente sicure e fuori di dubbio. Dovremo quindi, sovente, pensare in forma interrogativa, e quel che è peggio, accettare alcune cose senza discuterle, teorizzando quando sarà necessario.Se la vita psichica consistesse soltanto di dati di fatto, come è il caso ancora per chi si trova allo stadio primitivo, potremmo accontentarci di un solido empirismo. Ma la vita psichica dell’uomo civile è ricca di problemi: non solo, ma non la si potrebbe concepire senza di essi. I nostri processi psichici sono per la maggior parte riflessioni, dubbi, esperienze; fenomeni tutti che la psiche istintiva inconscia del primitivo, si può dire, non conosce affatto. Dobbiamo l’esistenza di questi problemi all’allargamento del campo della coscienza; tali sono i doni funesti della civiltà. L’allontanarsi dall’istinto,о l’erigersi contro di esso, crea la coscienza.
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