Esperienza dell’inconscio

esperienza dell'inconscio

L’ esperienza dell’inconscio è qualcosa di poco astratto e molto reale e si basa su tre aspetti “forti” che la contraddistinguono. Massimo Recalcati, psicoanalista, ci parla dell’ esperienza dell’inconscio come esperienza della verità, differenza e desiderio.
da Massimo Recalcati: L’Uomo senza inconscio (Raffaello Cortina Editore)

 

Che tipo di esperienza è l’esperienza freudiana dell’inconscio? (…) Provo allora a rispondere isolando almeno tre caratteristiche essenziali dell’esperienza freudiana dell’inconscio.

Prima caratteristica: l’ esperienza dell’inconscio freudiano è innanzitutto un esperienza di verità. Ma non di una verità impersonale, universale, assoluta, archetipica, collettiva; la verità in gioco nell’esperienza analitica non è la verità trascendentale della filosofia, né la verità priva di contraddizione della logica e nemmeno la verità universale della religione. La verità che concerne l’esperienza dell’inconscio è una verità che ci tocca nella nostra intimità, nel nostro essere più singolare, nella nostra bizzarra, stramba, scabrosa, oscena e irriducibile particolarità. Tuttavia questa verità, essendo sempre in fuga, non coincidendo mai con la rappresentazione narcisistica di noi stessi, essendo sempre, come si esprimeva Lacan, nel soggetto ma trascendente il soggetto, si dà solo come rimossa, si manifesta come un’esperienza di decentramento, di perdita di padronanza, di spiazzamento dell’Io. La verità analitica, infatti, non assume mai le forme ontologiche dell’adaequatio intellectus et rei poiché il soggetto non può avanzare nei suoi confronti nessuna pretesa di governo; non è mai il soggetto che la determina, essendone piuttosto, in una parola chiave dell’insegnamento di Lacan, “assoggettato”. (…) La verità parla solo laddove il soggetto si eclissa, laddove il pensiero e l’essere si disgiungono evidenziando che “io” non sono mai quello che penso di essere poiché il mio essere trascende sempre il mio pensiero. E quello che si esprime in ogni formazione dell’inconscio (lapsus, sogno, atto mancato, sbadataggine, sintomo): ciò che pensavo di essere si incrina di fronte a un’altra verità che sgorga nei punti di incertezza e di vacillamento della padronanza dell’Io.
Diversamente da quanto si istituisce come certezza indubitabile attraverso il movimento del cogito cartesiano (cogito ergo sum), non solo io non sono quello che penso di essere, ma posso accostare la verità del mio essere soltanto attraverso il cedimento dell’illusione del governo razionale e autocratico di me stesso, del potere della mia “volontà di volontà”, dell’affermazione narcisistica della mia immagine come autosufficiente. (…)

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Sull’autore: Massimo Recalcati
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