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La paura degli altri e il senso di colpa

La paura degli altri, anche quando non produce una patologia evidente, è comunque causa di difficoltà esistenziale. La paura degli altri è in grado di generare il senso di colpa e tutto ciò ha origini spesso nella nostra infanzia, in quell’apprendimento che ha a che fare con il giudizio degli altri… Lucio della Seta, “Debellare il senso di colpa”, Marsilio Editore

La paura più grande di un essere umano, insieme a quella della morte cui è spesso associata, è di non valere agli occhi degli altri, di poter essere considerato in modo negativo o con ostilità. Ciò è strano, perché non è quasi mai vero che gli altri si occupino così tanto di noi; lo fanno solo occasionalmente e di sfuggita. Quando si prova questa sensazione vuol dire che agiscono ricordi emotivi di ferite che ha subito la nostra autostima durante l’infanzia, soprattutto per l’inadeguatezza psicofisica rispetto agli adulti con i quali convivevamo e ci confrontavamo, ma anche, con frequenza, a causa di episodi che avrebbero potuto essere evitati, come abbandoni, ritiri di affetto, ingiustizie, critiche malevoli, ferite all’amor proprio. Si tratta di un insieme di traumi grandi e piccoli che riemerge per qualche episodio di rapporto imbarazzante con qualcuno, oppure che è diventato un complesso di paura sociale permanentemente in superficie. Il tema centrale de la paura di questo tipo è una incertezza emotiva, irrazionale, sul nostro valore sociale nella percezione altrui. Per “sociale” intendo ogni e qualsiasi interazione o rapporto con una o più persone, anche quando l’interazione è solo nella nostra mente perché solo pensata. Le vere ragioni dell’angoscia che possiamo avere per una interazione passata, presente o futura, ci sfuggono, perché il vero motivo è un dubbio antico di essere inadeguati, e perciò inaccettabili da parte degli altri, ed è un motivo inconscio. Uso il termine “inconscio” per indicare tutto quello che è registrato nella memoria ma che non è, al momento, o mai, disponibile per la coscienza, e per i processi fisiologici che la coscienza percepisce senza poterli identificare. Non, quindi, l’inconscio romantico ottocentesco, popolato da demoni e dèi. Le cause di questa condizione umana universale sono psicobiologiche.

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