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Figlio e genitore: un legame di solidarietà

Figlio e genitore, un legame su cui poggia in buona parte l’esito dell’equilibrio individuale su cui potrà fare conto la persona adulta. Brno Bettelheim, con il suo solito linguaggio semplice e diretto, ci spiega il concetto di solidarietà familiare e come questo sia fondamentale nella comprensione e nel sostegno che i genitori possono dare al proprio figlio di fronte a una difficoltà.
Bruno Bettelheim, Un genitore quasi perfetto. Feltrinelli

La solidarietà reciproca all’interno della famiglia continua a essere desiderata con la medesima intensità di prima, ma oggi è più difficile da realizzare appunto per la forza delle emozioni, e dei conflitti, che sorgono tra persone che vivono insieme e sono tese ciascuna a conseguire la propria autonomia. Rimane vivo tuttavia il bisogno di essere aiutati nello sforzo di divenire degli individui unici e autonomi, e si prova risentimento se tale aiuto non viene dato. Se nella famiglia non viene meno la solidarietà reciproca, allora i suoi membri sono felici di vivere insieme, non tanto perché non incontrino problemi e difficoltà nella convivenza, quanto perché, anziché dare la colpa agli altri o a se stessi dei loro fastidi, li affrontano insieme. Gli interventi psichiatrici e psicoterapeutici, oggi, sono rivolti soprattutto ad alleviare l’angoscia di quanti non hanno potuto sperimentare in famiglia questo genere di solidarietà. È questo dunque il paradosso che si è creato: benché solo la solidarietà familiare possa evitare i contraccolpi emotivi del processo di individuazione, l’individualità personale tende a definirsi in contrapposizione agli altri, soprattutto a chi ci è più vicino, con effetti disgreganti sulla buona armonia del gruppo.
Esiste un unico antidoto, un’unica cura per questo stato di cose: la sicurezza interiore. Nella misura in cui ci sentiamo importanti agli occhi delle persone significative della nostra vita, ci sentiamo sicuri di noi stessi, e le pressioni della gelosia diminuiscono nella stessa misura. Una famiglia può essere definita felice se, quando le cose vanno male per uno dei suoi membri, tutti gli altri lo sostengono e fanno dei suoi problemi il problema di tutti. La famiglia felice non è quella in cui non succede mai nulla di brutto; è quella in cui, quando qualcosa di brutto succede, colui che ne è causa o che ne soffre non viene colpevolizzato, ma è anzi sostenuto nella sua disgrazia. Infatti, se ci sentiamo depressi e nessuno ci aiuta, come possiamo pensare che la nostra famiglia sia un rifugio sicuro? Che cosa può fare, allora, la famiglia della classe media del nostro tempo per mantenere la sua coesione? (…)

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