autocontrollo 1

Autocontrollo : dialogare con le emozioni

L’ autocontrollo o padronanza di sé è un requisito fondamentale in tutte le relazioni. Autocontrollo non significa soffocare le emozioni – anche quelle negative – ma saper scegliere come manifestarle e utilizzarle. Daniel Goleman sfata i falsi miti sull’autocontrollo proponendo un rapporto costruttivo con le nostre emozioni.
Daniel Goleman, Lavorare con l’intelligenza emotiva. BUR

La padronanza emotiva (autocontrollo) comprende non solo la capacità di smorzare il disagio o di soffocare l’impulso; significa anche saper evocare intenzionalmente un’emozione, magari spiacevole. Mi hanno raccontato che alcuni esattori, prima ci chiamare le persone rimaste indietro con i pagamenti, si «caricano» stimolando in se stessi uno stato di irascibilità e stizza. I medici che devono dare cattive notizie ai pazienti o alle loro famiglie fanno la stessa cosa, calandosi in uno stato d’animo appropriatamente cupo e malinconico, proprio come fanno gli impresari di pompe funebri quando trattano con i familiari in lutto. Nel settore del commercio al dettaglio e dei servizi, l’esortazione ad essere amichevoli con i clienti è virtualmente universale.
Una scuola di pensiero sostiene che, quando per conservarsi il posto chi lavora deve manifestare una data emozione, si vede imporre un faticoso «lavoro emozionale». Quando le emozioni che una persona deve esprimere sono determinate dalle istruzioni di un superiore, il risultato è un’estraniazione dai propri sentimenti. Commesse, hostess e personale alberghiero appartengono ad alcune delle categorie di lavoratori soggette a questo tentativo di controllo del cuore, che Arlie Hochschild, sociologo dell’Università della California di Berkeley, definisce «commercializzazione dei sentimenti umani», equivalente a una forma di tirannia emotiva.
Un esame più attento rivela come questa prospettiva sia solo parziale. Un fattore critico nel determinare se il lavoro emozionale sia o meno gravoso è la misura in cui la persona coinvolta si identifica nel proprio ruolo. Per un’infermiera che si consideri interessata agli altri e compassionevole, impiegare qualche istante a consolare un paziente che soffre non rappresenta un peso ma è proprio ciò che rende più significativo il suo lavoro.

Continua a leggere su: Daniel Goleman, Lavorare con l’intelligenza emotiva. BUR

Leggi articolo: Emozioni, l’altra parte di noi
Leggi articolo: Sviluppare il proprio autocontrollo