Le emozioni sono una parte fondamentale della vita di un essere umano, ma non tutte sono ugualmente utili o ci aiutano a conoscere la realtà che abbiamo intorno. Le emozioni distruttive, infatti, inquinano la nostra mente impedendoci di “vedere” le cose con oggettività. Per questo motivo le emozioni distruttive sono negative e vanno combattute impedendo ad esse di guidare il nostro comportamento e i nostri pensieri.
“Per chiarire ulteriormente questa distinzione cruciale tra la concezione buddhista e quella occidentale delle emozioni, Matthieu offrì una panoramica estremamente concisa della questione, affrontandola dal punto di vista della psicologia buddhista. Cominciò descrivendo un parametro molto diverso da quello usato in Occidente per identificare un’emozione come distruttiva: essa è tale non tanto se provoca danni evidenti ma se ne provoca uno ben più sottile, e cioè se distorce la percezione della realtà. «Come si distinguono le emozioni costruttive da quelle distruttive in una prospettiva buddhista?» continuò. «In linea di massima, un’emozione distruttiva – alla quale ci si riferisce anche come a un fattore che “oscura” o “affligge” – è qualcosa che impedisce alla mente di riconoscere la realtà per quello che è. In presenza di un’emozione distruttiva, ci sarà sempre uno iato tra apparenza ed essenza delle cose. «Un attaccamento eccessivo, ad esempio il desiderio, ci impedirà di riconoscere l’equilibrio tra il piacevole e lo spiacevole, il costruttivo e il distruttivo o le qualità di qualcosa o di qualcuno, spingendoci per un certo periodo a cogliere nell’oggetto un fascino assoluto e dunque incitandoci a volerlo. L’avversione ci impedisce invece di vedere certe qualità positive dell’oggetto, rendendoci totalmente negativi nei suoi confronti e facendoci desiderare di ripudiarlo, di distruggerlo o di allontanarci da esso. «Tali stati emotivi compromettono la capacità di giudizio e una corretta valutazione della natura delle cose. Ecco perché diciamo che oscurano: oscurano il modo di essere delle cose.”
Commento: Le emozioni distruttive sono tali perché il loro manifestarsi oscura e limita la libertà dell’individuo. Infatti esse quando si impossessano della nostra mente agiscono nel determinare una concatenazione dei pensieri costringendoci a pensare e ad agire in maniera automatica. È esperienza comune che quando siamo arrabbiati la nostra mente comincia a ruminare una serie di pensieri e “immagini” su cui non abbiamo alcun controllo, che si susseguono nel nostro spazio mentale senza che noi possiamo gestirli. Semplicemente si “impossessano” di noi. Ed è altrettanto esperienza comune che spesso in quello stato affermiamo di non essere in noi o di essere scarsamente lucidi. Questo vuol dire che le emozioni distruttive inquinano la nostra mente e ci tolgono la libertà. Al contrario le emozioni definibili come costruttive comportano una valutazione più oggettiva di quanto viene percepito dal momento che esse, non offuscando la nostra mente, si fondano su un uso più sano della ragione.
Da quanto detto, dunque, le emozioni distruttive intese sono qualcosa che comporta un danno a noi stessi e agli altri. In questo discorso è utile aprire una parentesi a proposito delle valutazione delle azioni: queste non sono in sé buone o cattive in maniera assoluta. Anche se la morale (anzi, sarebbe più corretto dire le morali) prescrivono ciò che è giusto o sbagliato, buono o cattivo, in realtà tale valutazione dipende sempre da molti fattori contestuali. Come ci ricorda Daniel Goleman: “esiste soltanto il buono e il cattivo – il danno in termini di felicità o di sofferenza – che i nostri pensieri e le nostre azioni provocano in noi o in altri.” Le emozioni distruttive, in questo senso, hanno conseguenze che sono sempre indirizzate alla sofferenza nostra o degli altri. Quindi un buon criterio per valutare se una azione sia buona o cattiva è, per esempio, comprendere quale sia l’emozione sottostante che l’ha generata o che la sostiene.
Le emozioni costruttive rappresentano inoltre un buon antidoto contro le emozioni distruttive. Facciamo un esempio prendendo due emozioni opposte fra loro: l’odio e l’altruismo. L’odio muove da un desiderio di arrecare danno a qualcuno, di distruggere qualcosa; l’amore altruistico è, invece, l’emozione opposta a questa ed è facile comprendere come essa agisca come antidoto rispetto al desiderio di recare danno. L’amore altruistico si oppone all’animosità verso gli altri poiché come sottolinea Daniel Goleman: “sebbene sia possibile provare alternativamente amore e odio, non si può provare contemporaneamente questi due sentimenti nei confronti di una stessa persona o di uno stesso oggetto. Di conseguenza, più si coltivano l’affetto, la compassione e l’altruismo – più essi pervadono la nostra mente – e più il loro opposto, il desiderio di recare danno, è costretto a diminuire e forse a scomparire.”
Infine è utile ricordare che quando definiamo una emozione come negativa o distruttiva, non significa che noi non dobbiamo provare tale emozione (anche se questo potrebbe essere un punto di approdo dopo un profondo cammino di sviluppo personale) ma che dobbiamo apprendere a non cedere ad essa perché farlo vorrebbe dire andare incontro a una minore felicità, benessere, e perdere la nostra lucidità e libertà, distorcendo il nostro rapporto con la realtà.
Dalai Lama e Daniel Goleman, Emozioni distruttive, Oscar Mondadori
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