Massimo Recalcati

Massimo Recalcati: legami d’amore

Massimo Recalcati propone una idea dell’amore che non teme la dimensione del “per sempre” contro l’amore che si consuma veloce nel bisogno di rinnovare il desiderio con un nuovo oggetto. Massimo Recalcati conduce una serrata critica al paradigma del moderno desiderio “mordi e fuggi”, proponendo una visione dell’amore nella stabilità.

“È un dato di fatto: le coppie si separano, i matrimoni falliscono, la durata dei legami si abbrevia. In particolare la nascita di un bambino coincide spesso con una crisi del legame da ambo i lati; l’uomo fatica a ritrovare nella donna, divenuta madre, la donna che lo aveva fatto innamorare; la donna identificando l’uomo come padre della sua famiglia resta sessualmente insoddisfatta e ricerca in un altro l’oggetto capace di rianimare il suo desiderio erotico. La pratica psicoanalitica può offrire infiniti ritratti di questa tendenza. Ma il suo fondamento si trova in quella menzogna che nel nostro tempo sancisce l’equivalenza tra il Nuovo e la felicità. Questa menzogna ci costringe a vivere alla ricerca affannosa del Nuovo con il presupposto (falso) che nel Nuovo si troverebbe la piena realizzazione di se stessi. La ridicolizzazione del pathos amoroso verso l’assoluto, della promessa degli amanti che sia “per sempre”, non scaturisce solo dal disincanto cinico, ma anche e soprattutto dall’imperativo sociale del Nuovo e della sua miscela esplosiva con una versione riduttivamente macchinica dell’uomo (…). Il punto è che nel nostro tempo la difficoltà a unire il godimento sessuale all’amore, che, come abbiamo visto, per Freud definiva la nevrosi più comune della vita amorosa, è diventata l’emblema di una verità che pare inconfutabile: il desiderio è destinato a morire se non rinnova costantemente il suo oggetto, se non cambia partner, se si richiude per troppo tempo nella camera angusta dello stesso legame. (…) L’esigenza che sia “per sempre”, che accompagna ogni vero amore, resiste alla tendenza nichilistica del nostro tempo. Essa afferma in modo inattuale che il legame d’amore non è affatto destinato a dissolversi nel tempo, ma che in esso fa la sua apparizione la sospensione del tempo come figura irruente dell’eterno. L’amore che dura resiste alla spinta corrosiva del godimento fine a se stesso e rifiuta l’illusione che la felicità sia nel Nuovo, in ciò che ancora non si possiede.”

COMMENTO: Massimo Recalcati osserva come la società di oggi tenda a demolire cinicamente l’amore. E davanti a questo attacco le opzioni che restano sembrerebbero essere sole due. Da una parte c’è l’accettazione dell’inevitabile disgregarsi nel tempo del legame amoroso, per cui appare normale il ciclico cambiamento di partner per ridare vigore alle proprie passioni. Dall’altra, per chi non accetta la prima soluzione, – dice Massimo Recalcati – c’è la rassegnazione a trascorrere un’esistenza senza desiderio, all’interno di un quotidiano ménage familiare in cui in cambio della sicurezza affettiva ci si trova a vivere l’essiccamento della passione. Eppure, sostiene Massimo Recalcati le cose non debbono andare necessariamente così, esiste una terza via. Questa alternativa parte dal riconoscere che la nostra società, per ciò che attiene al discorso amoroso e non solo, si nutre di due menzogne fondamentali. La prima riguarda l’idea di un individuo indipendente, libero e autonomo rispetto a tutto; è la menzogna narcisistica che è alla base del culto individualistico di sé, per cui “io prima di tutto”, anche prima dell’oggetto amato.

La seconda menzogna riguarda l’esaltazione di ciò che è Nuovo, per cui solo la continua sua ricerca orienta e nutre desiderio. Ciò che gratifica e soddisfa è solo ciò che non si possiede ancora: nuovi oggetti di consumo, nuovi partner perché solo così si alimentano le nuove sensazione. Come osserva Massimo Recalcati in questa maniera si crea una versione nichilistica del desiderio, condannato per esistere a rincorrere ciò che, di per sé, è destinato a mancare sempre.

Le persone così facendo restano prigioniere di una scriteriata corsa del desiderio da un oggetto all’altro, in quella che sembra essere un’allucinazione collettiva. Una corsa che ci dovrebbe portare incessantemente verso nuovi oggetti, incontri, amori. In questo modo si finisce per non valorizzare mai ciò che si ha perché il “bene” è sempre il nuovo da raggiungere e che non si possiede. La noia, sottile e spesso inavvertito male del nostro tempo, logora i rapporti in essere spingendoci verso quello che non si ha. Quale è allora questa terza via, in grado di smascherare queste menzogne e di portarci fuori da questo desiderio impazzito. Massimo Recalcati riprende una delle tesi più profonde di Sant’Agostino, per cui il vero amore non si fonda sulla cupidigia e sul avido consumo del partner. L’amore mostra la sua vera natura nel suo essere un dono di noi stessi all’altro, attraverso cui non si perde o ci si indebolisce, bensì accresciamo noi stessi. Come diceva la Giulietta di Shakespeare rivolta al suo Romeo: “Più io ti do, più io ho”.

Massimo Recalcati, Non è più come prima. Raffaello Cortina Editore

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