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Sacrificio godimento e società

Gli uomini per secoli hanno usato il sacrificio per placare l’ira degli déi o per accattivarsene i favori. Oggi i sacrifici sono stati de-ritualizzato anche se continua a permeare la nostra esistenza sotto la forma dell’autosacrificio. In genere esso prende la forma della sottomissione della propria vita ad un ideale morale o religioso che comporterebbe la piena liberazione. Tuttavia nel nostro tempo l’uomo ha voltato le spalle al culto ascetico dei sacrifici, dirigendosi verso il godimento illimitato che rifiuta le rinunce.
Massimo Recalcati, Contro il sacrificio. Raffaello Cortina Editore

Il sacrificio nella sua dimensione simbolica è un passaggio inaugurale nel processo di umanizzazione della vita. Lo affermava già Freud: il sacrificio di una quota di soddisfacimento pulsionale è il prezzo che bisogna pagare per accedere alla dimensione umana della vita. Non si tratta di una psicopatologia perché non esiste forma di vita umana che non sia obbligata dall’esistenza del linguaggio e dalle sue Leggi a essere sottoposta a questo sacrificio. Freud ripete la sua tesi in modi diversi: la pulsione è destinata a essere “inibita alla meta”; a essa sfugge sempre la possibilità di un appagamento definitivo; non esiste per la realtà umana l’accesso a una soddisfazione pulsionale piena e definitiva.
Il programma della Civiltà impone una “rinuncia pulsionale” – un sacrificio di godimento – come biglietto di entrata del soggetto nella comunità umana Definiamo questo sacrificio “sacrificio simbolico”. I miti hanno proposto diverse sue narrazioni. Tra tutte basti pensare al racconto biblico di Genesi dove alla vita sprofondata nell’innocenza della sua immediatezza viene interdetto l’accesso al frutto dell’albero della conoscenza. L’esistenza di una Legge – generata dalla parola di Dio – scava una discontinuità, una mancanza che rende la vita umana – diversamente da quella animale – marchiata dal senso dell’impossibile. Non è infatti possibile per Adamo ed Eva accedere al sapere di Dio – al sapere assoluto – come non è possibile per loro godere illimitatamente di tutto il creato.

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