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I limiti, ovvero fin dove possiamo arrivare?

Ogni individuo ha dei limiti. ed essi hanno primariamente una base fisico-sensoriale concreta. La mancanza di limiti è, dunque, una semplici incapacità di percepirli in noi stessi e spesso tale insensibilità può portare a conflitti. Così in una simile situazione i nostri tentativi di adattamento alle circostanze, seppur coraggiosi negli sforzi, sono destinati a fallire dal momento che si fondano sulla nostra incapacità a percepire ciò che siamo e ciò che per noi è possibile. Sforzandosi oltre i nostri limiti, sacrifichiamo la percezione di noi stessi e così facendo non possiamo prenderci cura di noi.

“L’idea di essere limitati non suscita grande entusiasmo, tanto meno in un’epoca nella quale il delimitare se stessi viene confuso con il limitare le proprie potenzialità, un’epoca dominata dall’idea di possibilità illimitate (…).All’ideologia dell’illimitatezza appartiene anche l’illusione di poter raggiungere qualsiasi traguardo se solo lo si desidera. E se non si riesce a ottenere il massimo dei risultati, significa semplicemente che non ci si è sforzati abbastanza… (…) Questa pretesa eccessiva non è priva di conseguenze: all’improvviso compaiono dolori, sintomi o anche semplicemente un disagio generale. A quel punto siamo costretti a limitare le nostre forze, poiché ci sentiamo deboli e privi di energie. Tutto costa troppa fatica. Ecco allora che ci chiudiamo di fronte al mondo e alle sue pretese eccessive: ci ritiriamo in noi stessi, ben all’interno di quelli che fino ad allora sono stati i nostri limiti, e rinunciamo all’obiettivo che ci eravamo posti, visto che in quelle condizioni non siamo più in grado di raggiungere granché. Per risolvere tale conflitto non basta di certo risparmiarsi, essere troppo accondiscendenti con se stessi e chiudersi in una torre d’avorio al riparo dalle ingiustizie del mondo esterno. Ancor meno utile è ignorare i propri limiti e tentare ogni volta di superarli. La soluzione non può che consistere nell’imparare a controllare se stessi in modo consapevole e responsabile, e questo non è possibile farlo senza rendersi conto del proprio stato fisico, delle energie e delle risorse che si hanno realmente a disposizione e, pertanto, dei propri limiti. Solo attraverso la percezione di noi stessi possiamo riuscire a mantenerci forti capaci ed efficienti.”L’idea di essere limitati non suscita grande entusiasmo, tanto meno in un’epoca nella quale il delimitare se stessi viene confuso con il limitare le proprie potenzialità, un’epoca dominata dall’idea di possibilità illimitate (…).All’ideologia dell’illimitatezza appartiene anche l’illusione di poter raggiungere qualsiasi traguardo se solo lo si desidera. E se non si riesce a ottenere il massimo dei risultati, significa semplicemente che non ci si è sforzati abbastanza… (…) Questa pretesa eccessiva non è priva di conseguenze: all’improvviso compaiono dolori, sintomi o anche semplicemente un disagio generale. A quel punto siamo costretti a limitare le nostre forze, poiché ci sentiamo deboli e privi di energie. Tutto costa troppa fatica. Ecco allora che ci chiudiamo di fronte al mondo e alle sue pretese eccessive: ci ritiriamo in noi stessi, ben all’interno di quelli che fino ad allora sono stati i nostri limiti, e rinunciamo all’obiettivo che ci eravamo posti, visto che in quelle condizioni non siamo più in grado di raggiungere granché. Per risolvere tale conflitto non basta di certo risparmiarsi, essere troppo accondiscendenti con se stessi e chiudersi in una torre d’avorio al riparo dalle ingiustizie del mondo esterno. Ancor meno utile è ignorare i propri limiti e tentare ogni volta di superarli. La soluzione non può che consistere nell’imparare a controllare se stessi in modo consapevole e responsabile, e questo non è possibile farlo senza rendersi conto del proprio stato fisico, delle energie e delle risorse che si hanno realmente a disposizione e, pertanto, dei propri limiti. Solo attraverso la percezione di noi stessi possiamo riuscire a mantenerci forti capaci ed efficienti.”

COMMENTO – La faccenda dei limiti non è un fatto fine a se stesso. La conoscenza dei limiti ovvero dei nostri confini, serve a proteggere il nostro spazio fisico e mentale da possibili invasioni. Questo nostro territorio è quello spazio vitale dove possiamo disporre liberamente di noi stessi e nel quale possiamo assumerci la responsabilità di quello che facciamo. Delimitare i propri confini (“io posso arrivare fino qui”, “oltre quanto ho fatto non posso andare”, oppure “tu puoi entrare fino a qui”) è quindi proprio una questione di territorio da difendere e proteggere. I confini dicono cosa noi siamo, fin dove possiamo estendere il nostro agire e le nostre forze; fin dove permettiamo agli altri di agire la loro influenza su di noi e le nostre scelte. “Per questo motivo – come sostiene Rolf Selling –  i confini determinano anche il nostro rapporto con gli altri, con il mondo in generale e anche con noi stessi. Le tensioni e i conflitti sorgono sempre lungo le linee di confine.” Coloro che hanno imparato a conoscere i limiti personali, riescono anche a percepirli, a rispettarli e a difenderli rispetto alle richieste invasive che vengono dall’esterno o che vengono formulate anche da noi stessi stessa quando vorremmo spingerci sempre un po’ oltre. La possibilità di percepire e riconoscere i limiti propri non solo ci mette nella condizione di non chiedere troppo a noi stessi, permettendoci di svilupparci al meglio, senza pressioni o mete eccessivamente difficili considerando ciò che è in nostro potere. Per quanto possano sembrare un oggetto evanescente i nostri limiti sono qualcosa di molto reale. Essi rispecchiano esattamente le nostre possibilità e le nostre forze ed energie. Ci portano a domandarci fino a che punto possiamo spingerci, quanto ci fa bene impegnarci ancora in qualcosa, quando ci accorgeremo di esserci spinti troppo in là.

Conoscere i propri limiti non vuol dire porsi dei confini troppo stretti, finendo per indebolire noi stessi. Conoscere i limiti non vuol dire limitarsi finendo per fare meno di quanto ci consentirebbero le nostre possibilità. La noia, per esempio, è un ottimo indice rispetto all’essersi posti dei limiti troppo stretti. Come afferma Rolf Selling: “se le nostre energie non hanno modo di scorrere e noi non possiamo crescere. Se ci poniamo limiti troppo ampi, chiediamo invece troppo a noi stessi, tendiamo troppo l’arco e così facendo ci indeboliamo, con il risultato che siamo costretti a restare anche stavolta entro le nostre possibilità. La zona appena prima dei nostri limiti è pertanto la migliore. È la zona della nostra piena forma, la condizione che ci permette di dare il nostro meglio. Solo da lì possiamo ampliare i nostri limiti ed evolverci al meglio. Lungo i nostri limiti possiamo crescere (…).”

Rolf Selling, Le persone sensibili hanno una marcia in più. Feltrinelli

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Limiti : perché imparare a conoscerli

Cosa sono, esattamente, i propri limiti ? I limiti di un individuo hanno una base assolutamente fisico-sensoriale e concreta ed è un fatto assolutamente concreto che la mancanza di limiti precisi può portare a conflitti. Molti  tentativi di adattamento e coraggiosi sforzi per riuscire falliscono perché non si riesce a percepire esattamente ci che si è e ciò che è per noi possibile. Ignorando tutto ciò e sforzandosi oltre i nostri limiti, si sacrifica la percezione di noi stessi. Tuttavia prima o poi questi limiti tornano a farsi prepotentemente sentire, spesso solo quando è troppo tardi. Chi non percepisce se stesso, non può prendersi cura di sé.Chi non è presente a se stesso, non è consapevole del proprio valore. Tale condizione, di norma, porta a sprecare inutili energie nel contatto con il mondo esterno. Chi invece percepisce in modo consapevole, è centrato e conosce i propri limiti, ha anche più energie.
Rolf Selling, Le persone sensibili hanno una marcia in più. Feltrinelli

I limiti non sono fini a se stessi. I nostri limiti e confini servono a proteggere un territorio, una zona che ci appartiene, della quale vogliamo disporre liberamente e di cui ci assumiamo la responsabilità. La delimitazione non è fondamentalmente una questione di confini, ma di territorio da difendere. I confini in senso concreto (da quelli territoriali di uno stato alla siepe del giardino) rappresentano il passaggio dal territorio di uno al territorio di un altro (o a una zona franca). Così come accade con i confini in senso concreto, lo stesso avviene con i confini in senso figurato: anch’essi segnano il passaggio dal nostro spazio personale a quello di un altro individuo o al mondo esterno. Per questo motivo i confini determinano anche il nostro rapporto con gli altri, con il mondo in generale e anche con noi stessi. Le tensioni e i conflitti sorgono sempre lungo le linee di confine. Chi conosce i propri limiti, li percepisce, li rispetta e ha il coraggio e la forza sufficienti a segnarli e difenderli può garantirsi un’esistenza armoniosa e pacifica con gli altri e con se steso. Percepire e rispettare i nostri limiti e confini ci impedisce di chiedere troppo a noi stessi e, al contempo, ci permette di sviluppare al meglio le nostre possibilità, di evolvere e di assicurarci lo spazio che ci spetta nella nostra esistenza.

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Ipersensibili : vantaggi e svantaggi

Ipersensibili : qual è la natura delle persone con questa caratteristica. Come imparare a gestire questa dote per vivere bene in una società che sembra essere poco adatta a chi presenta l’ipersensibilità come caratteristica? Come si può percepire, pensare, sentire, comunicare e gestire la propria energia in modo diverso, così che il dono di una sensibilità particolarmente sviluppata divenga un vantaggio? 
Rolf Sellin, Le persone sensibili hanno una marcia in più. Feltrinelli

Gli ipersensibili si dimostrano spesso più aperti verso le tematiche psicologiche rispetto ad altri individui. Hanno voglia di capire sé stessi e il mondo. Sono disposti a indagare dietro le quinte e a mettere in dubbio se stessi e quanto li circonda. Molte persone ipersensibili, consapevoli della propria particolare condizione, si rendono conto di poter solo scegliere tra accettarla come uno stato di sofferenza o intraprendere la strada verso uria maggiore consapevolezza e lo sviluppo di una nuova coscienza.
La maggior parte degli ipersensibili prova un profondo desiderio di rendere il mondo più umano ed è pronta ad agire in prima persona. Proprio in questo può consistere il loro contributo alla società. Sono loro, infatti, a rilevare per primi soprusi o ingiustizie; sono i primi a riconoscere mancanze e spesso a intuire le conseguenze di un agire poco corretto e benevolo.
Agli ipersensibili sono richiesti un maggiore sforzo mentale e una certa conoscenza, se vogliono mantenersi sani a livello psichico e affermarsi a livello professionale e privato. Sono costretti a chiarirsi continuamente le idee e a svolgere più lavoro interiore degli altri, per non rimanere ingarbugliati in conflitti e soddisfare le richieste che si vedono porre da se stessi e dal mondo esterno. Questo lavoro interiore, tuttavia, assicura loro anche un grande vantaggio: ciò che da persona ipersensibile si apprezza particolarmente è, infatti, l’acquisizione della consapevolezza. Una volta raggiunto questo traguardo si ha a disposizione un tesoro meraviglioso: un’enorme ricchezza interiore. Per la società si tratta di un contributo prezioso e importante, che può aiutarla a guadagnare sempre più in termini di umanità e che nessuno meglio di un ipersensibile è in grado di fornire!

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