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La personalità questa sconosciuta

La personalità è un termine  che viene utilizzato, spesso con diverse sfumature di significato a secondo degli ambiti in cui esso viene impiegato. Vediamo, però, con chiarezza cosa esso indica nella psicologia e quali sono le sue implicazioni nella clinica… Vittorio Lingiardi, “I disturbi della personalità”, Il Saggiatore

Sigmund Freud ( 1856- 1939) racconta il segreto della personalità con un esempio: «Se gettiamo per terra un cristallo, questo si frantuma, ma non in modo arbitrario; si spacca secondo le sue linee di sfaldatura in pezzi i cui contorni, benché invisibili, erano tuttavia determinati in precedenza dalla struttura del cristallo» . La personalità è un insieme di caratteristiche non casuali, il cui modo di integrarsi, e quindi anche di rompersi, risponde a percorsi spesso enigmatici, ma che possiamo provare a descrivere e a ricondurre a modelli più generali. Una spiegazione esauriente di «che cosa» sia la personalita’ umana rappresenta un compito ideale. La sua complessità è talmente evidente da far sembrare approssimativo ogni tentativo di descriverla, arrivando magari a identificare stili di personalità caratteristici o «personalità tipiche». Il pericolo della classificazione delle personalita’ è infatti quello di cercare di adattare generalizzazioni o astrazioni ai casi irripetibili dell’esperienza. D’altra parte non possiamo negare che gli esseri umani, pur nella varietà dei contesti culturali, hanno modi caratteristici di affrontare gli eventi, i problemi e le relazioni. Alcuni tratti del nostro modo di pensare, di fare esperienza e di comportarci tendono infatti a riproporsi e a rimanere relativamente stabili di fronte a stimoli diversi : da qui il concetto di personalità. Quando i tratti della personalità sono troppo rigidi e poco adattivi rispetto all’ambiente e alla cultura dell’individuo, al punto da compromettere seriamente la sua vita affettiva, sociale e lavorativa e da produrre, in lui e negli altri, una grave sofferenza o un marcato disagio, le probabilità che si configuri un disturbo de la personalità sono molte.

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Narcisismo : la follia del nostro tempo

Narcisismo : cosa contraddistingue il disturbo narcisistico. Come contribuisce la struttura dell’odierna società a creare le premesse per la moltiplicazione di personalità narcisistiche. La lucida analisi di Alexander Lowen getta una luce di umanità su un disturbo psicologico tra i più diffusi.
Alexander Lowen, Il narcisismo. Feltrinelli

Il termine narcisismo descrive una condizione sia psicologica che culturale. A livello individuale indica un disturbo della personalità, caratterizzato da un esagerato investimento nella propria immagine a spese del sé. I narcisisti sono più preoccupati di come appaiono che non di cosa sentono. In realtà negano i sentimenti che contraddicono l’immagine che cercano. Agendo senza sentimenti, tendono a essere seduttivi e manipolativi, aspirano a ottenere il potere e il controllo sugli altri. Sono egoisti e presi dai loro interessi. mancano dei veri valori del sé – cioè espressione e padronanza di sé, dignità, integrità. I narcisisti mancano del senso di sé che deriva dai sentimenti del corpo. Senza di esso la vita pare loro vuota e priva di significato. È una condizione desolata.
A livello culturale il narcisismo può essere visto come una perdita di valori umani: viene a mancare l’interesse per l’ambiente, per la qualità della vita. per i propri simili. Una società che sacrifica l’ambiente naturale al profitto e al potere rivela la sua insensibilità per le esigenze umane. La proliferazione delle cose materiali diventa la misura del progresso nel vivere. e l’uomo viene opposto alla donna, il dipendente al datore di lavoro, l’individuo alla comunità.
Quando la ricchezza occupa una posizione più alta della saggezza, quando la notorietà è più ammirata della dignità e quando il successo è più importante del rispetto di sé vuol dire che la cultura stessa. sopravvaluta l’immagine e deve essere ritenuta narcisistica. Il narcisismo dell’individuo corrisponde a quello della cultura . Noi modelliamo la cultura secondo la nostra immagine e a nostra volta siamo modellati dalla cultura. Possiamo capire l’una senza capire l’altra? Può la  psicologia ignorare la sociologia e viceversa?

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Depressione uno sguardo oltre la malattia

La depressione non è solo una malattia e chi è depresso non è solo un malato. Eugenio Borgna ci porta al di là della semplice diagnosi, verso una comprensione esistenziale del suo vissuto.
Eugenio Borgna e Aldo Bonomi, Elogio della depressione. Einaudi

Nell’area ambigua e indistinta delle depressioni non possono non essere isolate, in particolare, lo si accennava in apertura, tre diverse forme depressive che sono la depressione esistenziale, la depressione motivata, che nasce sulla scia di avvenimenti dolorosi e conflittuali, e la depressione psicotica, la depressione-malattia, che ha fondazioni biologiche alle quali non sono estranee, del resto, concause psicologiche ed esistenziali. Ogni volta che si abbia a parlare di depressione in psichiatria, è necessario indicare a quale delle tre aree ci si intende riferire. Un discorso generalizzante sulle depressioni non ha senso, ed è fonte di fraintendimenti e di sbandamenti senza fine: in ordine alle prospettive terapeutiche in particolare che non sono mai, e non possono essere, univoche e omogenee. (…)

La depressione esistenziale.
Ci sono stagioni, e ci sono momenti, in cui (al di fuori di ogni avvertibile motivazione) la tristezza, che è la parola tematicamente più vicina a quella di depressione, galleggia improvvisamente (nasce, o rinasce, fulminea) nella nostra anima, e dilaga nella nostra interiorità.
Questa è la depressione, che chiamiamo esistenziale, nel corso della quale ci sentiamo svuotati di interesse e di iniziativa, e soprattutto non riusciamo piú a ri-trovare un senso nella vita. Si fa fatica a pensare: risucchiati da uno stato d’animo che si nutre di tristezza e di smarrimento, e che ci oscura l’orizzonte, inaridendo gioie e speranze. Il tempo soggettivo, il tempo vissuto, che non ha nulla a che fare con il tempo dell’orologio, con il tempo misurabile, non fluisce piú spontaneamente e limpidamente: come avviene quando la tristezza non è nella nostra anima; ma tende a rallentare e a disgiungersi nelle tre dimensioni (agostiniane) che lo compongono: la dimensione del presente, quella del passato e quella del futuro. Quest’ultima, in particolare, tende ad arrestarsi (e con essa la speranza che vive solo del futuro e nel futuro) e viene, così, risucchiata dal passato che cresce nella nostra immaginazione e nei nostri pensieri.

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