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Gruppo : l’altra faccia dell’individuo

Gruppo e individuo: due fenomeni apparentemente distanti in cui i comportamenti della persona sembrano rispondere a logiche differenti. Massimo Ammaniti, riprendendo Freud e altri autori, ci spiega come le due psicologie – del gruppo e dell’individuo – non sono poi così distanti.
Massimo Ammaniti, Noi, perché due sono meglio di uno. Il Mulino

gruppo

Dopo aver profondamente esplorato la psicologia individuale Freud rivolge il suo interesse verso i fenomeni collettivi e sociali, probabilmente impressionato dai grandi sommovimenti legati alla Prima guerra mondiale ed alla rivoluzione sovietica. Come ci ricorda lo storico Peter Gay nel suo libro Freud. Una vita per i nostri tempi, il grande psicoanalista iniziò a studiare la preistoria dell’umanità fin dal 1911, probabilmente con l’intenzione di elaborare nuove concezioni con cui sopravanzare Jung, il suo geniale allievo che costituiva il rivale più pericoloso per la sua supremazia intellettuale e scientifica. In Totem e tabù, pubblicato nel 1912-13, che affronta il passaggio dall’orda primitiva alla società civilizzata, Freud ricostruisce la storia, che lui stesso ritiene possa essere considerata fantasiosa, dell’orda primitiva dominata dal padre che ha il monopolio delle donne, mentre i figli vengono allontanati appena nati per evitare ogni rivale. Secondo questa ricostruzione i figli, che sono stati espulsi, si uniscono insieme ed uccidono il padre decretando la fine dell’orda patriarcale.
Divorando il padre, ognuno dei figli può introiettare l’autorità paterna identificandosi con lui: così sarebbe iniziata la storia dell’umanità. Questa ricostruzione ci fa entrare nel mondo dei gruppi sociali, da quello primitivo dominato da un padre autoritario, che vuol mantenere la sua egemonia, ai gruppi successivi guidati dai figli, che diventano a loro volta padri internalizzando la figura del padre, con un passaggio da un’autorità costrittiva esterna a una interna che rappresenta l’origine della moralità. Pur nella differenza tra il gruppo primordiale ed il gruppo ormai civilizzato, permane una continuità perché esiste un conflitto insanabile fra padre e figli per il possesso della madre e più in generale delle donne: il conflitto edipico che sarebbe alla base di queste dinamiche intergenerazionali.

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