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Immagine del mondo e realtà

L’ immagine del mondo è quella verità costruita da ognuno di noi che guida e determina il nostro stare-al-mondo. L’ immagine del mondo che ogni individuo ha e che spesso ritiene essere oggettiva è un aspetto difficile da cambiare perché soggetto alle regole dell’auto-conferma. Paul Watzlawick, Il linguaggio del cambiamento, Feltrinelli.

La psicoterapia si occupa del cambiamento. In che cosa però essa debba cambiare, le varie scuole sono molto divise e queste divergenze di opinione hanno il loro fondamento semplicemente nella sostanziale diversità delle rispettive idee sull’essenza dell’uomo – dunque in una problematica di tipo filosofico, anzi addirittura metafisico, e non psicopatologico. È necessario trovare una risposta utile a questa domanda prima di poter esaminare quali conseguenze per la tecnica della terapia risultino da quanto è stato fin qui detto. In primo luogo vorrei proporre di rispondere alla questione in un modo quanto più possibile pragmatico: chi viene a cercare aiuto da noi soffre in una qualche maniera del suo rapporto con il mondo. Con questo vogliamo intendere – e questa concezione risale al primo buddhismo che, come è noto, era eminentemente pragmatico – che egli soffre per la sua immagine del mondo, per la contraddizione irrisolta fra il modo in cui le cose sono e come, secondo la sua immagine del mondo, dovrebbero essere. Davanti a lui si aprono allora due possibilità: un intervento attivo, che assimili più o meno il mondo all’immagine che egli ha di esso; oppure viceversa, quando ciò sia impossibile, l’adattamento della sua immagine del mondo ai dati immutabili. Il primo tipo di soluzione può essere oggetto di consulto, raramente però di una terapia in senso stretto; mentre invece il secondo è per l’appunto lo scopo e l’obiettivo della trasformazione terapeutica. (…)

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situazione paradossale 1

Situazione paradossale come uscirne

Una situazione paradossale crea in chi la vive un profondo disagio. Paul Watzlawich ci spiega in cosa consista una situazione paradossale in cui ognuna delle alternative possibili sembra, in realtà, essere una soluzione sbagliata. Ciò accade perché l’unico modo di porre fine ad una situazione paradossale è quelo di violare le regole del gioco che la sostengono.
Paul Watzlawich e altri, Pragmatica della comunicazione umana. Astrolabio

In The Wife of Bath’s Tale ( Il racconto della comare di Bath) Chaucer narra la storia di un cavaliere di Re Artù che  “a spron battuto cavalcando un giorno verso casa di ritorno dalla caccia col falcone “s’imbatte per strada in una fanciulla a cui usa violenza”. Il crimine,  “che suscitò vivissimo scalpore“, quasi gli costa la vita, se non fosse per la regina e le sue dame che vogliono risparmiarlo, dal momento che Artù lascia decidere alla regina la sorte del cavaliere. La regina dice al cavaliere che gli concederà la vita se riuscirà a rispondere alla domanda  “Che cosa desiderano di più le donne?” Il cavaliere, che ha come unica alternativa una sentenza di morte, s’impegna di trovare la risposta e di ritornare al castello dopo un anno e un giorno (il tempo che la regina gli ha dato). Come si può immaginare, l’anno passa, arriva l’ultimo giorno, e il cavaliere è sulla strada del ritorno al castello senza aver trovato la risposta. Questa volta s’imbatte in una vecchia (“una strega tanto orrenda quanto può esserlo una invenzione della fantasia“) che sta seduta in un prato e gli dice una frase che suona come una profezia:  “Signor cavaliere, qui non c’è strada che passi “. Quando conosce la difficile situazione paradossale in cui il cavaliere si trova, gli dice di sapere la risposta e di essere pronta a svelargliela se egli giura che  “qualunque cosa io poi vi chieda, la farete se potrete farla”. Posto di nuovo di fronte a una scelta tra due alternative (essere decapitato o accondiscendere al desiderio della strega, qualunque possa essere), naturalmente il cavaliere sceglie questa seconda alternativa e la strega gli rivela il segreto (“Più di tutto è il dominio che desiderano le donne, sopra i loro mariti e nelle cose d’amore“). La risposta soddisfa pienamente le dame di corte e la strega chiede al cavaliere di sposarla. Ha mantenuto la sua promessa e· il patto esige che il cavaliere mantenga la sua. Giunge la notte del matrimonio e il cavaliere giace al fianco della strega disperato e incapace di sopraffare la repulsione per la sua bruttezza. Alla fine la strega gli offre ancora due alternative tra cui scegliere: o lui l’accetta orrenda com’è (e lei  per tutta la vita sarà una moglie sottomessa e esemplare) oppure si trasformerà in una fanciulla giovanissima e bellissima, ma non gli sarà mai fedele. A lungo il cavaliere pondera le due alternative e alla fine non sceglie nessuna delle due, ma rifiuta la scelta stessa. Il culmine del racconto è tutto in una sola riga:  “I do not fors the whether of the two  “ (Non scelgo nessuna delle due). A questo punto la strega diventa una fanciulla bellissima che sarà la più fedele e obbediente delle mogli.

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