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La fragilità dentro e fuori di noi

La fragilità è parte profonda dell’esperienza umana, la contraddistingue con forza seppure spesso negata o vissuta senza consapevolezza. Eppure proprio la coscienza di questa fragilità apre l’essere umano non tanto ad un suo superamento ma ad una vita più piena, ad un essere superiore in grado di comprendere pienamente l’umanità che permea ognuno di noi.

“Come definire la fragilità nella sua radice fenomenologica? Fragile è una cosa (una situazione) che facilmente si rompe, e fragile è un equilibrio psichico (un equilibrio emozionale) che facilmente si frantuma, ma fragile è anche una cosa che non può essere se non fragile: questo essendo il suo destino. La linea della fragilità è una linea oscillante e zigzagante che lambisce e unisce aree tematiche diverse: talora, almeno apparentemente, le une lontane dalle altre. Sono fragili, e si rompono facilmente, non solo quelle che sono le nostre emozioni e le nostre ragioni di vita, le nostre speranze e le nostre inquietudini, le nostre tristezze e i nostri slanci del cuore; ma sono fragili, e si dissolvono facilmente, anche le nostre parole: le parole con cui vorremmo aiutare chi sta male e le parole che desidereremmo dagli altri quando siamo noi a stare male. Sono fragili, sono vulnerabili, esperienze di vita alle quali talora nemmeno pensiamo, come sono le esperienze della timidezza e della gioia, del sorriso e delle lacrime, del silenzio e della speranza, della vita mistica; ma ci sono umane situazioni di vita che ci rendono fragili, o ancora più fragili, dilatando in noi il male di vivere, e sono le malattie del corpo e quelle dell’anima, ma anche la condizione anziana quando sconfini, in particolare, negli abissi della malattia estrema: la malattia di Alzheimer. Sono situazioni di grande fragilità interiore che la vita, la noncuranza e l’indifferenza, e anche solo la distrazione e la leggerezza altrui, accrescono e straziano.”

COMMENTO – La fragilità nell’accezione più comune, soprattutto in una società e in una cultura come quella occidentale, è spesso sinonimo di debolezza; non solo ma viene considerata come inutile, frutto di immaturità e indice di disagio e di inconsistenza da parte dell’individuo. Considerazioni queste che non tengono conto del fatto che dietro alla fragilità ci sono valori come la sensibilità, la gentilezza o la delicatezza d’animo. Altre volte la fragilità porta con sé una grande capacità di intuizione che consente di immedesimarci più facilmente e con maggiore partecipazione con gli stati d’animo e le emozioni degli altri. Ma anche volendo soffermarci su significati in “negativo” della fragilità – su concetti come scarsa consistenza o durata , debolezza o  transitorietà e caducità – bisogna sottolineare quanto sia importante per ogni essere umano riconoscere e accettare anche questi aspetti “ombra” della vita che inevitabilmente rimandano alla precarietà e alla instabilità dell’esistenza. Rendersi conto anche di queste caratteristiche che accompagnano la nostra avventura nel mondo vuol dire imparare a spogliarci della tracotanza che colora le nostre giornate; vuol dire apprendere a dare ancora più valore al nostro vivere e a superare il superficiale attaccamento a valori inutili per acquisirne di più stabili e veramente in grado di dare sollievo rispetto a questo sentimento di noi stessi.

Anche nei rapporti interpersonali la fragilità gioca un ruolo determinante, non solo perché ci spinge a cercare negli altri quell’appoggio necessario nei momenti di crisi o di disagio. Come ricorda Eugenio Borgna c’è anche un contraltare a questa ricerca. “La coscienza della nostra fragilità, della nostra debolezza e della nostra vulnerabilità (sono definizioni, in fondo, interscambiabili) rende difficili e talora impossibili le relazioni umane: siamo condizionati dal timore di non essere accettati, e di non essere riconosciuti nelle nostre insicurezze e nel nostro bisogno di ascolto, e di aiuto. La nostra fragilità è radicalmente ferita dalle relazioni che non siano gentili e umane, ma fredde e glaciali, o anche solo indifferenti e noncuranti. Non siamo monadi chiuse, e assediate, ma siamo invece, vorremmo disperatamente essere, monadi aperte alle parole e ai gesti di accoglienza degli altri; e, quando questo non avviene, le dinamiche relazionali si fanno oscure e arrischiate: dilatando fatalmente le nostre fragilità e le nostre ferite, le nostre insicurezze e le nostre debolezze, le nostre vulnerabilità.”

Eugenio Borgna, La fragilità che è in noi. Einaudi

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Fragilità ed esperienza umana

La fragilità è una parte integrante dell’esperienza umana. Forse la condizione che con più forza la contraddistingue. Ci sono emozioni forti ed emozioni deboli, virtù forti e virtù deboli e sono fragili alcune delle emozioni più significative della vita. Sono fragili la tristezza e la timidezza, la speranza e l’inquietudine, la gioia e il dolore dell’anima.
Eugenio Borgna, La fragilità che è in noi. Einaudi

Quale è il senso di un discorso sulla fragilità? Quello di riflettere sugli aspetti luminosi e oscuri di una condizione umana che ha molti volti e, in particolare, il volto della malattia fisica e psichica, della condizione adolescenziale con le sue vertiginose ascese nei cieli stellati della gioia e della speranza, e con le sue discese negli abissi dell’insicurezza e della disperazione, ma anche il volto della condizione anziana lacerata dalla solitudine e dalla noncuranza, dallo straniamento e dall’angoscia della morte. La fragilita’, negli slogan mondani dominanti, è l’immagine della debolezza inutile e antiquata, immatura e malata, inconsistente e destituita di senso; e invece nella fragilita’si nascondono valori di sensibilità e di delicatezza, di gentilezza estenuata e di dignità, di intuizione dell’indicibile e dell’invisibile che sono nella vita, e che consentono di immedesimarci con più facilità e con più passione negli stati d’animo e nelle emozioni, nei modi di essere esistenziali, degli altri da noi. Grande e radicale è oggi la dilatazione dei significati di fragilità: abitualmente considerata dai dizionari come indice di scarsa consistenza, di scarsa durata, di gracilità e di debolezza, di transitorietà e di caducità, di trepidità morale e di debilità; identificando la fragilità in quella che è la sua linea d’ombra, la sua precarietà e la sua instabilità. Ma le cose sono cambiate nel contesto semantico della parola: accanto ai significati ora indicati, uno splendido dizionario (il Dizionario analogico della lingua italiana edito nel 2011 da Zanichelli) assegna alla fragilita’ i significati di vulnerabilità, di sensibilità e di ipersensibilità, di delicatezza, e di indifesa e inerme umanità, e del loro possibile incrinarsi nel corso della vita.

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Tempo : la sua esperienza psicologica

Il tempo è una dimensione importante della nostra vita psicologica. Ancora una volta Eugenio Borgna usando le riflessioni attualissime e illuminanti di S. Agostino e di Seneca ci introduce un concetto fondamentale per la nostra vita psicologica.
Eugenio Borgna, Il tempo e la vita.  Feltrinelli

Non c’è esperienza psicologica e umana che non si accompagni alla presenza del tempo; ma non c’è solo quello dell’orologio, il tempo del mondo, quello geometrico, che scandisce le ore in uguale misura per ciascuno di noi, e che non può essere influenzato dalle nostre emozioni. Non c’è solo il tempo della clessidra, insomma, ma c’è anche quello interiore, il tempo soggettivo, che è il tempo vissuto, quello che cambia in ciascuno di noi di momento in momento, di situazione in situazione, il tempo che, indipendentemente dalla scansione cronologica delle ore, ci fa vivere in misura diversa una uguale estensione temporale. Quando siamo stanchi, o tristi, o annoiati, abbiamo una percezione soggettiva del tempo diversa da quella che è in noi quando siamo lieti, o sereni, o siamo interessati a qualcosa. Un’ora diviene lunga e interminabile nel primo caso, e invece breve e fluida nel secondo caso; e questo in relazione con i nostri diversi stati d’animo e le nostre diverse emozioni che si riflettono immediatamente nella percezione che ciascuno di noi ha del tempo. Ciascuno di noi ha un domani dinanzi a sé anche se non ne conosciamo le figure, gli aspetti, le ombre, la luce, le dimensioni liete, o dolorose. Il flusso agostiniano del tempo, che dal passato defluisce nel presente, e dal presente si trascende nel futuro, scorre in noi senza che non sempre si abbia coscienza di questo.

Continua a leggere su: Eugenio Borgna, Il tempo e la vita.  Feltrinelli

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