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Dare ovvero amare l’altro

Dare, per Erich Fromm, è l’azione fondamentale di ogni atto d’amore. Dare rende l’esistenza di ogni essere umano qualcosa di attivo e al tempo stesso capace non solo di arricchire chi riceve il dono ma anche chi dona all’altro. Pur essendo il dare un’azione da compiere in maniera disinteressata, nei fatti essa comporta sempre un ritorno per chi la compie: il benessere dato dalla capacità di andare al d là di noi stessi.

“La sfera più importante del dare, tuttavia, non è quella delle cose materiali, ma sta nel regno umano. Che cosa dà una persona a un’altra? Dà se stessa, ciò che possiede di più prezioso, dà una parte della sua vita. Ciò non significa necessariamente che essa sacrifichi la sua vita per l’altra, ma che le dà ciò che di più vivo ha in sé; le dà la propria gioia, il proprio interesse, il proprio umorismo, la propria tristezza, tutte le espressioni e manifestazioni di ciò che ha di più vitale. In questo dono di se stessa, essa arricchisce l’altra persona, sublima il senso di vivere dell’altro, sublimando il proprio. Non dà per ricevere; dare è in se stesso una gioia squisita. Ma nel dare non può fare a meno di portare qualche cosa alla vita dell’altra persona, e colui che riceve si riflette in essa; nel dare con generosità, non si può evitare di ricevere ciò che le viene dato di ritorno. Dare significa fare anche dell’altra persona un essere che dà, ed entrambi dividono la gioia di sentirsi vivi. (…) Ma non soltanto in amore dare significa ricevere. L’insegnante impara dai suoi discepoli, l’attore è stimolato dal suo pubblico, lo psicoanalista è curato dal paziente.”

COMMENTO – La capacità di amare è per Erich Fromm un aspetto fondante dell’esperienza umana e una via molto importante per lo sviluppo di ogni individuo. L’amore necessità da parte della persona un atteggiamento attivo nei confronti degli altri e non passivo; la capacità di amare rappresenta, dunque, una conquista che richiede soprattutto un “fare” da parte di chi vuole amare e non si configura come attesa di ricevere qualcosa. Questo carattere attivo da parte dell’amore può essere sintetizzato dicendo che amare è soprattutto dare. e non ricevere. Erich Fromm specifica cosa voglia dire quando afferma che la capacità d’amare è capacità di dare. In questo senso il verbo dare può creare molteplici malintesi e ambiguità. Prima di tutto, in questo discorso, dare non vuol dire cedere qualcosa, quindi privarsi o sacrificarsi. Le persone aride avvertono il proprio dare come un impoverimento personale, non solo di tipo materiale ma anche umanamente parlando. “Se do perdo qualcosa di mio” e quindi tali persone si rifiutano di dare. Altri ancora ritengono che dare se stessi agli altri voglia dire sacrificarsi. Come sottolinea Fromm: “sentono che solo per il fatto che è penoso dare, si dovrebbe dare; la virtù, per loro, sta nell’accettare il sacrificio. Per loro, la regola che è meglio dare anziché ricevere significa che è meglio soffrire la privazione piuttosto che provare la gioia.” È chiaro che questa concezione dell’amore, per quanto diffusa, sia profondamente insana perché apre la strada a rapporti che possono divenire ricattatori, colpevolizzanti e poco inclini all’autonomia individuale. Al contrario per la persona che vive la propria vita in maniera attiva dare ha un significato del tutto diverso. Dare, al contrario dell’impoverimento e del sacrificio, diventa una manifestazione di potenza da parte dell’individuo. Nel mentre che dà la persona manifesta la propria forza e la propria ricchezza. Tale vitalità nel gesto di dare riempie la persona di gioia, la fa sentire traboccante di vita e di felicità. In questo senso dare stimola più gioia dell’atto di ricevere perché è un arricchimento della propria vitalità.

In che forme questo dare si può concretizzare nell’amore. Il carattere attivo dell’amore si fonda su determinati aspetti comuni a tutte le forme d’amore: la premura dell’altro, la responsabilità, il rispetto e la conoscenza dell’altro. Dare si concretizza, allora, in tutte quelle azioni che vanno in queste direzioni perché amare qualcuno vuol dire avere nei suoi confronti un interesse attivo per la sua vita e la sua crescita. Come ribadisce Erich Fromm: “là dove manca questo interesse, non esiste amore.” Proviamo allora a vedere cosa significano nel concreto queste azioni che declinano il dare in una rapporto d’amore.  La cura e l’interesse per l’altro implicano responsabilità nei suoi confronti. Ma non una responsabilità intesa come un dovere, che ci viene imposto dall’esterno, ma come un atto strettamente volontario. Si tratta allora della nostra risposta bisogno espresso o inespresso da parte di un essere umano e che noi riusciamo a cogliere e che decidiamo di fare nostro.” Essere responsabile significa essere pronti e capaci di rispondere. La persona che ama risponde.” Al tempo stesso il rispetto per l’altro non vuol dire timore o paura dell’atro; esso si basa, nel senso etimologico della parola (respicere = guardare), sulla “capacità di vedere una persona com’è, di conoscerne la vera individualità. Rispetto significa desiderare che l’altra persona cresca e si sviluppi per quello che è.” Questo modo di intendere il rispetto dell’altro richiede che la persona che ama abbia raggiunto la propria indipendenza perché solo se abbiamo appreso a “stare in piedi o camminare senza bisogno di grucce, senza dover dominare o sfruttare un’altra persona” siamo in grado di amare, quindi, rispettare qualcuno.

Erich Fromm, L’arte di amare. Mondadori

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Amare : un’arte che si può imparare

Amare cosa vuol dire? Erich Fromm ci spiega i fraintendimenti che rendono la ricerca dell’amore basata sulle qualità dell’oggetto anziché essere l’affinamento di un nostro modo di essere e di stare al mondo.
Da: Erich Fromm, L’arte di amare. Mondadori

amare

È l’amore un’arte? Allora richiede sforzo e saggezza. Oppure l’amore è una piacevole sensazione, qualcosa in cui imbattersi è questione di fortuna? Questo volumetto contempla la prima ipotesi, mentre è fuor di dubbio che oggi si crede alla seconda.
La gente non pensa che l’amore non conti. Anzi, ne ha bisogno; corre a vedere serie interminabili di film d’amore, felice o infelice, ascolta canzoni d’amore; eppure nessuno crede che ci sia qualcosa da imparare in materia d’amore.
Questo atteggiamento si basa su parecchie premesse: la maggior parte della gente ritiene che amore significhi “essere amati”, anziché amare; di conseguenza, per loro il problema è come farsi amare, come rendersi amabili, e per raggiungere questo scopo seguono parecchie strade.
Una, preferita soprattutto dagli uomini, consiste nell’avere successo, nell’essere ricchi e potenti quanto lo possa permettere il livello della loro posizione sociale. Un’altra, seguita particolarmente dalle donne, è di rendersi attraenti, coltivando la bellezza, il modo di vestire, ecc. Una terza via, seguita da uomini e donne, è di acquisire modi affabili, di tenere conversazioni interessanti, di essere utili, modesti, inoffensivi. Molti dei modi per rendersi amabili sono gli stessi impiegati per raggiungere il successo, per “conquistare gli amici” e la gente importante. Come dato di fatto, quel che la gente intende per “essere amabili”, è essenzialmente un insieme di qualità.
Una seconda premessa per sostenere la teoria che nulla v’è da imparare in materia d’amore, è la supposizione che il problema dell’amore sia il problema di un oggetto, e non il problema di una facoltà. La gente ritiene che amare sia semplice, ma che trovare il vero soggetto da amare, o dal quale essere amati, sia difficile. Un atteggiamento questo determinato da molte ragioni, legate allo sviluppo della società moderna. (…)

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