Non sempre la volontà è un utile strumento per raggiungere gli obiettivi che ci siamo dati, soprattutto quando gli sforzi che stiamo compiendo non sono a favore di mete che realmente sono nostre ma che ci vengono da influenze esterne che abbiamo inconsapevolmente assimilato…
“Le profonde influenze del nostro passato, del nostro presente e del nostro futuro hanno ripetutamente dimostrato di condizionare le nostre azioni, le nostre scelte, le nostre simpatie e antipatie. A nostra insaputa. La vita è fatta di dissolvenze: le esperienze si trasmettono da una situazione all’altra e influiscono su di noi in un secondo tempo, senza che ce ne rendiamo conto. Imitiamo e copiamo spontaneamente ciò che fanno gli altri e «ci prendiamo» -come se fossero un comune raffreddore – le loro emozioni e i loro comportamenti, addirittura fumiamo e beviamo di più se vediamo qualcuno che lo fa alla televisione. Gli obiettivi e i bisogni del momento influenzano i nostri giudizi favorevoli o sfavorevoli verso le cose e le persone, verso ciò a cui prestiamo attenzione e che poi ricorderemo, e influiscono su quante e quali cose compreremo nei negozi. Siamo arcisicuri di poter giudicare una persona solo dal suo volto, ma non è così. Sono numerosissime le influenze inconsce che agiscono sotto la superficie: come facciamo a controllarle? Siamo alla loro completa mercé?”
COMMENTO – Lo psicologo John Bargh ci porta a considerare quanto siamo individui liberi di compiere le nostre scelte e soprattutto a rivalutare il ruolo della volontà nel dirigere il nostro comportamento. Partendo dalla considerazione che siamo soggetti a molteplici influenze esterne che spesso si depositano a nostra insaputa nella parte inconscia della nostra mente, cosa possiamo fare per gestire al meglio la nostra esistenza evitando di opprimerla con sforzi compiuti solo dalla nostra mente cosciente. Questa, infatti, è spesso guidata da pensieri, gusti, idee non propriamente nostre ma che agiscono a nostra insaputa condizionando il nostro comportamento. Allora per non diventare i tiranni di noi stessi dobbiamo imparare alcuni piccoli trucchi per gestire la nostra vita in maniera più “leggera”.
La prima mossa da fare come suggerisce John Bargh è quello di ammettere con noi stessi che per quanto il pensiero cosciente sia importante, esso non è così onnipotente come si possa credere. Non possiamo controllare tutte le influenze e i condizionamenti, quindi, non possiamo avere il pieno controllo cosciente sulle cose della nostra vita. il secondo passo è, conseguentemente, riconoscere che la nostra volontà nelle sue manifestazioni (del tipo “voglio fare quella cosa”, oppure “voglio raggiungere quel traguardo”) non è pienamente libera, ossia controllata dalla nostra coscienza. Molto spesso i nostri “voglio questo” sono influenzati dalle tendenze inconsce frutto dei condizionamenti esterni. Iniziamo a renderci conto che a volte non possiamo raggiungere tutto ciò che desideriamo (e che spesso si tramuta in “devo fare questo o quello”) tramite uno sforzo compiuto coscientemente. Spesso questo meccanismo si tramuta in una trappola per noi stessi che ci troviamo a perseverare in inutili sforzi senza raggiungere l’obiettivo solo perché, probabilmente, quella meta che ”vogliamo” raggiungere forse in realtà non la desideriamo genuinamente ma è il frutto proprio di quei condizionamenti inconsci. Come afferma John Bargh: “il capitano saggio tiene conto dei venti e delle correnti, corregge le manovre quando gli elementi sono contrari e sfrutta la loro forza quando invece si muovono nella stessa direzione della nave. Quello cattivo insiste che l’unica cosa che conta è manovrare il timone, e così va a schiantarsi sugli scogli o finisce alla deriva.”
Il terzo momento consiste, quindi, nell’imparare maggiormente ad avere un sincero contatto con noi stessi, ad ascoltarci. Questo non vuol dire assumere un atteggiamento rinunciatario; bisogna sempre cercare di raggiungere un obiettivo che ci si è proposti, ma quando dopo reiterati tentativi andati a male compiuti con la forza di volontà, proviamo ad ascoltare le altre istanze che sono dentro di noi perché sono proprio queste le cose contro cui lotta la nostra volontà. Forse queste istanze, ossia altre parti di noi, vogliono altro e noi non le stiamo ascoltando impegnandoci in un conflitto con noi stessi. Queste altre istanze interne, forse, hanno altri obiettivi e per questo andrebbero prese in considerazione. Allora proviamo a ragionare in un modo del tutto diverso: se sto facendo troppa fatica a raggiugere uno scopo, la richiesta di ulteriori sforzi che comporterebbe infelicità e disagio ci dice che probabilmente siamo sulla strada sbagliata, che forse quella meta non fa per noi. Impariamo, dunque, non tanto a porci nella vita degli obiettivi ma a scegliere le nostre vere mete. Ricordiamo sempre che la forza di volontà quando è richiesta implica nella nostra mente un contrasto tra parti di noi stessi che “tirano” in direzione opposta. Così l’idea di affidarsi solo alla forza di volontà vuol dire annullare e schiacciare una di queste due istanze, ossia una parte di noi. Questo in termini di salute mentale, di equilibrio non è mai un buon modo di procedere perché agisce in modo unilaterale sopprimendo qualcosa di noi che, comunque, è importante.
John Bargh, “A tua insaputa”, Bollati Boringhieri
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