La coppia: psicologia della relazione a due

la coppia: psicologia della relazione a dueLa coppia, secondo una banale definizione, corrisponde a due persone che stanno insieme e che, forse, oggi è possibile pensare non solo più come una diade eterosessuale ma anche omosessuale. Di fatto questa descrizione lascia impliciti molti aspetti della coppia. Cosa vuol dire “stare insieme”? E poi, siamo certi che “coppia” voglia dire semplicemente due? Proprio da quest’ultima domanda vorremmo iniziare la descrizione della coppia per introdurre subito l’elemento della complessità.

“Il sistema coppia è un animale a quattro zampe. Le quattro zampe sono: lui, lei, il modello di coppia che ha lui e le sue aspettative, il modello e le aspettative di lei. L’organizzazione di questi quattro elementi costituisce una coppia. Come un aereo, che è fatto di una carlinga, un carrello di atterraggio, un motore, delle eliche, delle ali, etc.: nessuna di queste parti è in grado di volare, ma tutte insieme, organizzate in un certo modo hanno questa qualità. La coppia è diversa dalla somma delle caratteristiche dei singoli che la compongono. Riteniamo che una diade possa considerarsi coppia, a prescindere dal sesso e dallo stato giuridico, quando i due individui condividono i tre aspetti, i tre sottosistemi che caratterizzano la coppia: quello sessuale, quello emotivo, quello sociale.” (Cancrini M.G., Harrison L., Potere in amore, 1986:23)

La coppia non è la semplice somma di due individui, 1+1, perché quando si entra nel mondo della relazione bisogna pensare che l’addizione non è un buon criterio descrittivo e predittivo. Una buona squadra di calcio non è data solo dal numero di campioni che scendono in campo ma anche dal modo in cui giocano insieme. In ogni campionato di calcio troviamo esempi di squadre sulla carta fortissime, imbattibili che poi alle prime difficoltà sul campo non riescono più a “far spogliatoio” inanellando una serie di brutte figure e di sconfitte che non fanno altro che peggiorare la situazione.
Ogni partner sa bene di essere portatore all’interno della coppia non soltanto della propria presenza fisica ma anche della propria esperienza che ha contribuito nel tempo a creare un modello di come si vorrebbe che fosse la propria coppia e quindi delle aspettative legate a questo ideale. Tutto questo si incontra con ciò che porta l’altro partner e, come accade per l’aeroplano dell’esempio, non basta mettere i pezzi l’uno accanto all’altro, bisogna organizzarli in maniera tale che possano consentire alla coppia di decollare e tenere il cielo.
Del resto confrontarsi con la coppia in quanto sistema complesso non risolve ancora la domanda di cosa considerare come coppia. Per evitare che in questa descrizione entrino giudizi morali o eccessivi condizionamenti culturali è possibile trattare come coppie tutte quelle diadi che condividono essenzialmente tre aree: quella sociale, emotiva e sessuale. In questa descrizione non interviene la variabile tempo, nel senso che una coppia può svolgere il proprio ciclo vitale nel lasso di una breve vacanza o nell’arco di una vita intera. Nell’uno e nell’altro caso assisteremo a tutte e tre le fasi principali che scandiscono l’esistenza della coppia: l’incontro, la quotidianità, la separazione.
Ci sono coppie che vivono una lunga “luna di miele” per cui il momento fusionale dell’incontro è un periodo molto lungo fatto di esclusività e di batticuore così come di passione e di promesse per l’eternità. Altre coppie attraversano più rapidamente questa fase a volte per la veloce entrata in alcune fasi del ciclo vitale (matrimoni, nascite di figli), a volte perché l’aspetto fusionale è vissuto con imbarazzo. Sta di fatto che in tutte le coppie, anche quelle in crisi, è possibile ricostruire la fase dell’incontro anche se a volte vuol dire confrontarsi con l’illusione costruita nel momento dell’innamoramento. In tutte le coppie il momento dell’incontro è quello dell’attrazione per l’altro del riconoscimento di qualità che possiede il partner tali da farlo spiccare tra tutti gli altri possibili. Anche se queste qualità sono state dimenticate, esse sono sempre lì pronte a tornare fuori se solo si è disposti a relazionarsi con l’altro in maniera tale da farle riemergere. La fase dell’incontro è quella cantata da tutti i poeti e scrittori, romantica e coinvolgente, proprio perché le immagini dell’altro che i partner rimandano sono belle: ci sentiamo bene e siamo innamorati perché l’altro ci fa sentire indispensabili, attraenti, oggetti sessualmente eccitanti, interessanti. Lo sanno bene quelli che innamorati sono, invece, sottoposti alla pena del rifiuto: tutto viene rovesciato. Ci sentiamo allora, come nel titolo di un film, “brutti, sporchi e cattivi” proprio perché l’immagine che l’altro ci rimanda di noi non contiene elementi positivi.
Poi tutto finisce, o meglio poi inizia la vita a due. Dipende dai punti di vista! E allora si entra nella quotidianità che può essere un inferno o un porto tranquillo e sicuro. Sicuramente l’adrenalina scende e pure gli ormoni si attestano su nuovi equilibri. È la prova del nove anzi del sette perché a questo punto, secondo un detto popolare, esistono tutti i rischi per costruire la famigerata crisi del settimo anno. Alcune coppie ci arrivano prima, altre vanno oltre superando non solo gravi crisi ma anche le tensioni quotidiane.
Ci sono coppie che sono così terrorizzate dalla quotidianità che evitano di attraversarla passando dall’incontro alla separazione. Non pensiamo da questo punto di vista che il matrimonio sia la tomba dell’amore o non viviamo come pericolosa la convivenza perché ci abitua all’altro. Crediamo che ogni coppia costruisce il periodo della quotidianità individuando e scegliendo la giusta formula. Sta di fatto che durante questo periodo la coppia deve confrontarsi con questioni sicuramente poco adatte ai grandi romanzi d’amore che forse possiamo ritrovare nei racconti dei minimalisti:  pagare le bollette, comprare la carta da parati, scegliere la marca dei surgelati, decidere quanto e come vedere i parenti. Forse tutto ciò non lo ritroviamo neppure nelle telenovelas ma sappiamo che in ogni caso è possibile attraversare indenni la quotidianità solo se entrambi i partner sanno essere due buoni sceneggiatori che scrivono puntate interessanti della propria storia a due. Davanti a una telenovela noiosa non resisterebbe nessun spettatore, tantomeno i due partner accetterebbero di recitarne le parti.
E alla fine tutto finisce. Così immancabilmente ci si deve confrontare con il tema della separazione. In molte coppie questa separazione arriva con la morte di uno dei due partner in altre coppie dopo drammi e colpi di scena anche se in questi casi il copione è sempre quello del tradimento o dell’esaurirsi delle risorse della coppia stessa. Sta di fatto che la separazione per quanto atto conclusivo resta comunque importante. Non sono pochi i casi di coppie che pur separatesi per l’intervento di avvocati restano di fatto legatissime attraverso giochi relazionali che impediscono di mettere la parola fine alle puntate della telenovela. E così pur se in modo diverso la storia continua anche se il piacere e il divertimento oramai non fanno più parte del gioco.

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