La comunicazione interpersonale

comunicazione interpersonale

Da quando usciamo da casa al mattino al momento in cui andiamo a letto la sera viviamo all’interno di un continuo flusso di comunicazioni. Allo stesso modo, possiamo rilevare che l’individuo, durante tutta la propria giornata, vive all’interno di un gran numero di relazioni interpersonali: così, come già riconosceva Aristotele, l’uomo è senza dubbio un animale sociale. Questi due aspetti dell’esperienza umana, l’importanza della comunicazione interpersonale e della vita, sono tuttavia emersi nella psicologia soltanto in tempi recenti. L’approccio psicologico interpersonale, pur riconoscendo la rilevanza delle esperienze mentali, ritiene che per capire il comportamento umano si debba osservare la comunicazione interpersonale, dal momento che proprio nelle caratteristiche della relazione è possibile rintracciare i dati utili alla comprensione dell’agire degli individui.
Dunque, se consideriamo importante l’aspetto interpersonale per lo studio dell’esperienza umana, la comunicazione diventa l’oggetto d’osservazione privilegiato. Infatti, ciò che avviene in ogni relazione viene regolato dai messaggi che i partecipanti si inviano. Da questo punto di vista, in un contesto interpersonale, è possibile considerare ogni comportamento come comunicazione interpersonale. Infatti, proprio perché il comportamento di un individuo è in grado di influenzare le altre persone, può essere considerato come un messaggio e quindi una comunicazione.
Un esempio può aiutare a condividere questa posizione. Se vediamo un cane che mostra i denti, affermiamo che l’animale è arrabbiato e ci allontaniamo: ciò accade perché utilizziamo il comportamento del cane come un messaggio che ci comunica qualcosa. Nella stessa maniera, il modo in cui una persona siede al bar, intenta a mangiare la propria colazione e a leggere il giornale, è per gli altri presenti un messaggio che comunica il desiderio di non essere disturbata.
È bene precisare che non tutti gli studiosi condividono la sovrapposizione tra comportamento e comunicazione. Questa obiezione viene mossa partendo dal presupposto che la comunicazione interpersonale deve comprendere un’azione intenzionale, sia nell’invio che nella ricezione del messaggio. Al contrario, spesso il comportamento, specie nei suoi aspetti non linguistici, non comporta intenzionalità. Tuttavia, bisogna considerare che, nella comunicazione interpersonale, l’intenzionalità, sia nella trasmissione che nella ricezione del messaggio, non è l’unico parametro per dare significato di comunicazione a un comportamento non volontario.
Ad esempio, se un conferenziere nel corso del suo intervento vede che due persone del pubblico sbadigliano inizierà a pensare che ciò che sta dicendo è particolarmente noioso e quindi potrebbe passare a un altro argomento. Non importa che lo sbadiglio dei due ascoltatori sia involontario, avendo come causa il sonno o la fame dello spettatore: ciò che si è verificato è che un comportamento, emesso da un individuo, ha avuto delle conseguenze (influenza) sul comportamento di un altro individuo. Quello che conta è l’effetto pragmatico che un certo comportamento ha avuto nell’interazione, cioè il suo valore comunicativo.
Questa accezione più ampia della comunicazione interpersonale apre la possibilità di considerare il comportamento come se fosse un linguaggio. È possibile suddividere il linguaggio, ossia il comportamento, in due categorie. La prima comprende il linguaggio verbale, l’uso delle parole e la loro combinazione come strumento per la comunicazione. La seconda categoria, invece, è costituita dal linguaggio non verbale, quello fatto di gesti, mimica facciale, posture, intonazione, suoni paralinguistici.
Pensare al fatto che il comportamento umano ha un valore di comunicazione a prescindere dalla sua volontarietà o meno, porta  ad una serie di riflessioni pratiche importanti. Questo soprattutto considerando la rilevanza che il nostro comportamento come comunicazione, ha sulle altre persone. Ciò richiede da parte dell’individuo una maggiore responsabilità nel valutare gli effetti del proprio comportamento. Il problema non è tanto quello di sopravvalutarne gli effetti  ma quello di fare una maggiore attenzione a come comunichiamo.
All’interno di una relazione, specie quando le cose non funzionano tendiamo a sottovalutare le conseguenze delle nostre azioni, attribuendo invece una responsabilità maggiore all’altro. Se entrambi i partecipanti all’interazione adottano questa posizione, inevitabilmente si scatena la caccia al colpevole senza che possa nascere la possibilità di un cambiamento.
Partire dall’idea che invece con il nostro comportamento, con il nostro modo di comunicare, abbiamo in parte contribuito a creare la situazione indesiderata, dà la possibilità di modificare la relazione partendo proprio da un cambiamento della nostra comunicazione. Ciò vuol dire anche assumersi la propria responsabilità per ciò che accade, senza rimandare all’altro tutti i meriti o le colpe di ciò che si verifica nella relazione.

Comunicare in modo efficace
Sviluppare buone capacità comunicative
SCARICA GRATIS IL LIBRO: LA COMUNICAZIONE